Si sono svolti a San Ginesio i IV INCONTRI DI LIUTERIA ANLAI dal 27 settembre all'8 ottobre
l vitalismo artistico-amoroso del Guarneri nel romanzo di Gualtiero Nicolini
di Alfia Milazzo
Sarebbe stato possibile per Dante Alighieri concepire l’ascesa al paradiso nella Divina Commedia, senza aver vissuto l’amore per Beatrice?
Leonardo da Vinci avrebbe potuto dipingere la Gioconda senza subire la seduzione dello sguardo ambiguo di Monna Lisa?
Su simili interrogativi si arrovellano da sempre biografi e critici. Il problema in fondo è poetico-filosofico: in che misura o fino a che punto l’esperienza di vita plasma il genio artistico? E in particolare, quanto l’amore favorisce l’espressione artistica più elevata?
Il prof. Gualtiero Walter Nicolini, nell’opera Gli arcani dell’anima – Joseph Guarnerius “IHS” fecit Cremonae anno 1735, prende una posizione in merito. Il romanzo, alla sua quarta edizione presso Stradivari, deve il suo successo al fatto di essere una delle poche ricostruzioni biografiche pur romanzate del genio maledetto, celebre quanto misterioso, annunciato dalla seconda parte del titolo, Guarneri detto Del Gesù.
Guarneri, uno dei più grandi liutai cremonesi del ‘700, non è noto solo per essere stato il costruttore del famoso violino “Cannone” suonato da Paganini, ma anche per una sfrenata passione nei confronti delle donne. Gli arcani dell’anima sembrano sposare la tesi secondo cui le vicissitudini erotiche-amorose del Guarneri influenzarono significativamente gli esiti artistici di grande livello raggiunti dal maestro nella liuteria.
Il personaggio Guarneri si nutre dell’innamoramento delle donne, le quali non sono vittime, ma muse nella sua crescita artistica ed edonistica. La liuteria stessa appare come l’arte capace di unire in una sintesi armonica la disciplina tecnica a tutte le esperienze amorose, passioni, virtù e vizi del liutaio.
In questo quadro, componendo frammenti di vita tra storia e leggenda, Nicolini è riuscito a trasferire l’ideale di ricerca dell’eros platonico nello stampo di un Don Giovanni mozartiano. Platone infatti, nel Simposio, ricorda le origini mitologiche di Eros, figlio di Poros (ricchezza) e Poenia (povertà). Eros è, secondo il richiamo platonico, l’ideale di un vissuto capace di unire due estremi esistenziali: la ricchezza o molteplicità e la povertà o essenzialità minima; si svolge tutto nella dialettica tra assenza e pienezza dell’oggetto del desiderio, in bilico tra il nulla e l’assoluto. Ed è per questa sua partecipazione al nulla che Eros è legato alla morte, come sostiene Freud nel saggio Aldilà del principio del piacere. In altre parole, Eros è la ricerca dell’assoluto a partire da una vacuità dell’anima. Per questa ragione Platone lo identifica con la filosofia stessa.
Il mito dell’Eros trova una collocazione moderna nella figura di Don Giovanni, introdotta dallo scrittore spagnolo Tirso de Molina, autore del dramma L’ingannatore di Siviglia e il convitato di pietr Moliere nel 1665 e Goldoni nel 1736 ne faranno il protagonista di commedie molto apprezzate dal pubblico. Il Don Giovanni diventa un riferimento simbolico in cui si rispecchia lo stato di insicurezza esistenziale tipico della cultura a cavallo tra ‘600 e ‘700. Nel 1787 Mozart, nella sua celebre Opera, riuscirà a rappresentarne i risvolti articolati di matrice estetica. Kierkegaard nello scritto sul Don Giovanni di Mozart, distingue tra seduttore psichico, che agisce entro una specifica condizione temporale per possedere una donna psichicamente, restando però schiavo degli intrighi e dei conflitti posti in essere da egli stesso, e il seduttore sensuale che agisce nell’immediato, in un trionfo vitalistico che si contrappone alla morte. Il filosofo Umberto Curi ha sviscerato il significato storico esistenziale del mito di don Giovanni: non un modello di collezionismo sessuale, ma uno “spazio” nuovo e trasgressivo in cui si evidenziano temi cruciali quali il rapporto tra il tempo e l’eternità, l’identità e l’alterità, la vita e la morte.
Il mito di Eros platonico è dunque assai diverso da quello di Don Giovanni, affermazione vitalistica dell’Io, molto presente nell’elemento dionisiaco di cui parla Nietzsche nella Nascita della tragedia.
Il Guarneri di Nicolini è un Don Giovanni mozartiano, ma con delle differenze importanti. Infatti, come riconosce Michel Onfray, teorico del dongiovannismo ateo-materialista, il personaggio di Mozart è caratterizzato da una spiccata misoginia.
Nel romanzo di Nicolini, Guarneri è un Don Giovanni creativo, spinto al massimo livello, ma incapace di prendersi gioco delle donne, poiché (e qui sta la sorprendente innovazione rispetto al mito di Don Giovanni), riconosce alle donne il merito di suscitare
una sorta di influenza benefica nella sua arte, per cui le donne non sono strumenti di affermazione dell’Io, ma promotrici dell’intelligenza artistica del liutaio, della sua ricerca del suono perfetto, del quid assoluto.
Non è un caso che l’Autore ricostruisca i ricordi erotici del Guarneri nella cornice narrativa della lavorazione di uno strumento perfetto. L’incisione e il taglio del legno d’acero vengono potenziati dalla visione di volti e corpi di donne del passato. Le rimembranze e i rimpianti causati dalle amate si confondono nella mente del Guarneri con le forme dell’opera d’arte. Tra tutti emerge preponderante l’amore della giovane Ninetta, figlia del Capitano delle guardie del carcere in cui il maestro liutaio fu rinchiuso con l’accusa di omicidio. E’ lei infatti a consentire a Guarneri di confezionare diversi esperimenti che lo condurranno alla costruzione di un esemplare straordinario.
Il carattere e la vita del Guarneri sono narrati in uno stile fermo, privo di compiacimenti linguistici, accurato nell’esposizione, efficacemente arricchito da invenzioni e lampi di malinconica ironia. Il volume è impreziosito da alcune stampe della città di Cremona del ‘700 e dei primi dell’‘800, nonché dalle riproduzioni di alcuni suoi violini, appartenenti al suo periodo più florido, tra il 1734-44.
Consiglio a tutti di leggere questo prezioso romanzo storico-esistenziale, poiché offre l’opportunità unica di comprendere le sfumature non convenzionali del genio artistico, in riferimento ad un’arte poco conosciuta ma straordinaria, qual è la liuteria cremonese più alta. Inoltre esso rappresenta in modo affascinante, nella figura di Guarneri, il connubio tra vita e arte, nella rete di un vitalismo estetico in cui però l’oggetto del desiderio non è la donna, ma la relazione tra la donna e l’arte.
Gualtiero Nicolini, saggista, scrittore, poeta, è stato insignito del Premio Baveno nel 1998 “Una vita dedicata alla liuteria”. Vincitore del Premio letterario “Padus Amenus” nel 2001 con il libro “I Conia”, è stato docente per vari anni di Storia della Liuteria, presidente per più di un decennio dell’ALI (Associazione Liutaria Italiana), è attuale presidente dell’ANLAI. Ha pubblicato numerosi libri di storia e tecnica costruttiva degli strumenti ad arco, tradotti in inglese, tedesco, ungherese, giapponese e cinese. Organizza concorsi liutai nazionali e internazionali, mostre in Italia e all’estero e ha tenuto conferenze in moltissimi paesi del mondo.
Grande rilevanza negli incontri di liuteria la conferenza di Ichiro Tsutsumi docente presso la Academia cremonensis di Cremona che ha posto in risalto le diversità tra i principali esponenti francesi del settore nell' ottocento Sartori Tourte ecc e successivamente le caratteristiche degli esponenti principali italiani in particolare Floriano Nofri
È seguita una relazione di Giuliana Nofri che ha posto in risalto vari aspetti e caratteristiche del lavoro paterno
Evento molto seguito e interessante con numerosi interventi di molti archettai presenti e collegati via internet e streaming
Di grande rilevanza infine il concerto chitarra e flauto dei maestri Francesco Taranto e Marco Orfei che ha degnamente chiuso la manifestazione con una esibizione di notevole livello
Rimini: bilancio positivo per la mostra
"L'arte del suono: il mestiere del liutaio"
Chiude con un bilancio più che positivo l'esposizione L'Arte del suono: il mestiere del liutaio promossa dall'ANLAI insieme all'Assessorato alla Cultura del Comune di Rimini nella città romagnola.
La mostra ha presentato strumenti di grandi liutai dell'800 e del '900(Soffritti, G. Fiorini, Capicchioni, Pollastri, Bignami, Rocchi, Utili,etc.), oltre al bozzetto della statua di Floriano Bodini “Stradivari bambino”, alla collezione di Mario Maggi, ad archetti di Giovanni Lucchi e Primo Papini e ad opere di Mauro Lucini, Ezia Di Labio e Giorgio Piacentini. È stata inoltre illustrato il metodo di costruzione del violino adottato alla Scuola di Liuteria di Pieve di Cento.
La mostra è stata animata dalle presentazioni dei libri di Renato Meucci (Lo strumentaio), Piero Gargiulo (Le intavolature del luito nel ‘500), Salvatore Dugo (Il violino DOC), Gualtiero Nicolini (Giuseppe Fiorini), Antonio Bonacchi (Il violinista), Carlo Vettori (Stradivari a Madrid), Cesare Gualazzini (La costruzione della chitarra classica). Protagonisti dei concerti sono stati invece Cristiano Rossi, Alessandro Cavallucci, il Duo Imago, Aldo Vianello, Valery Prilipko, Wim Jannsen, Alberto Lupo Pasini, Matteo Fedeli e gli allievi dell’Istituto "G. Lettimi" di Rimini.
L'Arte del suono. Il mestiere del liutaio.
Mostra, concerti ed incontri. Rimini, Museo della Città dal 18 maggio al 16 giugno 2013
Alla scoperta del mestiere del liutaio
L’arte del suono: il mestiere del liutaio è il titolo di una serie di eventi culturali in programma dal 18 maggio al 16 giugno 2013 promossi dal Comune di Rimini e dai Musei Comunali con l’intento di diffondere la conoscenza dei mestieri d’arte iniziando con i costruttori di strumenti ad arco e a pizzico.
L’intento è evidenziare le eccellenze dell’Emilia Romagna (regione che dall’Ottocento ha contribuito alla rinascita della liuteria di scuola classica in Italia) e del territorio riminese grazie a maestri la cui azione contemporanea mantiene viva e attuale una tradizione lunga cinquecento anni.
L’evento, con la collaborazione della Associazione Nazionale Liuteria Artistica Italiana (ANLAI) di Cremona, dei Liutai Migani di Rimini e la partecipazione dell’Istituto Superiore di Studi Musicali G. Lettimi di Rimini, propone una mostra di legni, semilavorati e manufatti in successione temporale secondo le fasi costruttive di un violino, di attrezzi in uso ai liutai, di resine e pigmenti naturali per le vernici, di materiale tecnico scientifico e di pregevoli strumenti finiti. Molte delle opere in mostra sono state realizzate da importanti liutai emiliano romagnoli dell’Ottocento e Novecento, fra i quali Fiorini, Mozzani, Sgarabotto, Contavalli, Utili, Poggi, Rocchi, Bignami, Carletti, Capicchioni, Scrollavezza, e poi gli archi di Lucchi, Fracassi, Papini. In esposizione anche antichi strumenti provenienti da diverse parti del mondo, oltre ad altri oggetti musicali di liuteria ed altre curiosità. La mostra comprende anche alcuni dipinti del Seicento di eccezionale pregio raffiguranti strumenti musicali, che testimoniano la raffinatezza raggiunta dal mestiere del liutaio in epoca barocca.
“Nella disciplina del liutaio – scrive l’assessore alla cultura Massimo Pulini nell’introduzione del catalogo - il distillato di conoscenza delle materie naturali, l'impeccabile processo esecutivo, che necessariamente deve sposarsi con un tempo lento e con una pazienza analoga a quella spirituale, viene indirizzato a formare una sorgente sonora che, per via di quella complessità, è destinata ad acquisire una voce individuale, unica”.
Il programma della rassegna comprende anche concerti, presentazioni di libri e incontri di approfondimento con musicologi, organologi, liutai e musicisti, come Piero Gargiulo, Renato Meucci, Claudio Rampini, Cristiano Rossi, Matteo Fedeli con il violino Stradivari “ex Adams Collection 1726”, Lapo Pasini, il duo soprano e liuto Anholm / Richter.
L’iniziativa è realizzata in collaborazione con Camera di Commercio di Rimini, main sponsor Banca Malatestiana Credito Cooperativo Rimini e con il contributo di Azzurra Hotel Rimini, Banca di Rimini Credito Cooperativo e Rose & Crown Rimini
Mostre
“ Strumenti musicali nella pittura del Seicento” capolavori di autori lombardi
“ Floriano Bodini (scultore): “ Antonio Stradivari bambino” Studio medaglioni
e bozzetto per la statua di Stradivari di Cremona “
“ La costruzione del violino “ (fasi processo costruttivo, Liutai Migani -Rimini)
“ Strumenti ad arco: Autori di scuola emiliano romagnola “ (Collezioni Private)
“ Dal violino bastone alla scatola sonante “ ( Collezione Maggi Cremona )
“ Gli archi da Arturo Fracassi a Giovanni Lucchi (Collezione Lucchi)
“ Omaggio a Primo Papini (l’archettaio di Rimini) “
“ I violini dipinti” ( Collezione M° Liutaia Ezia Di Labio )
“ I giocattoli musicali “ ( Collezione Giordano)
Filmati
“ Come nasce un violino” (Scuola di liuteria di Cremona)
“ La foresta incantata “ (Gli abeti della Forestale di Paneveggio (TN)
SAB 18 maggio ore 12
* presentazione della manifestazione /conferenza stampa
* intervento del quartetto d’archi dell’Istituto Superiore di Studi Musicali G. Lèttimi di Rimini
* ore 17.00 Concerto Orchestra d’archi Istituto Lèttimi Rimini
DOM 19 ore 16 Inaugurazione
* Prof. Piero Gargiulo, Conservatorio L. Cherubini Firenze.
Poesia per gli strumenti, omaggio a Vinicio Gai. Incontro di studio:
“Le intavolature di liuto: tecniche tra monodia e polifonia fra il Cinquecento e il Seicento”.
* ore 18.00 Concerto: Lykke Anholm soprano, Sigrun Richter liuto
* ore 21.00 Concerto Wim Janssen/Alessandro Lupo Pasini, viola e organo Chiesa del Suffragio (accanto al Museo) in memoria di Carlo Callisto Migani
organista riminese.
GIO 23 ore 16.30
* Conferenza Cav. Salvatore Dugo “ Il violino Doc ANLAI “
* Conferenza Avv. Luigi Dati e Prof. Gualtiero Nicolini “ Giuseppe Fiorini (1861/1934) liutaio emiliano e la rinascita della Scuola classica della Liuteria Italiana”
* ore 21.00 Concerto M° Matteo Fedeli violino Stradivari “ex Adams Collection 1726” e M° Andrea Carcano al pianoforte.
Tempio Malatestiano (Duomo di Rimini)
VEN. 24 ore 16,00
* Conferenza Prof. Alfia Milazzo Presidente Fondazione “Citta Invisibile” (Biancavilla- CT)“ Il metodo Abreu” e Consegna Premio Anlai ai volontari della Fondazione
* On. Prof. Marina Berlinghieri (assessore cultura Comune di Pisogne, BS)
Prof. Gualtiero Nicolini Presidente ANLAI Presentazione del 7° Concorso Nazionale di Liuteria di Mozzate e del 4° Concorso Internazionale di Liuteria di Pisogne
* ore 18.30 Concerto M° Cristiano Rossi e M° Roberto Noferini per violini
SAB 25 ore 16,30
Conferenza “ Gli archi in liuteria “ Dott. Massimo Lucchi - Omaggio a Arturo Fracassi e Giovanni Lucchi,
Presentazione del volume “Nell’arco di una vita” di Giovanni Lucchi.
Omaggio a Primo Papini l’archettaio di Rimini.
* Intervento musicale di allievi Istituto G. Lèttimi, Rimini coordinati
dal M° Maurizio Sciarretta
DOM 26 ore 16,30
*Incontro con il Prof. Renato Meucci, organologo Conservatorio di Novara e Università Statale di Milano; presentazione del suo libro “Strumentaio”, Fondazione Cologni, Marsilio Ed.
* Intervento musicale allievi Istituto G. Lèttimi, Rimini coordinati
dal M° Paolo Fantini
DOM 2 giugno ore 16,30
* M° Claudio Rampini ”La vernice degli strumenti ad arco” omaggio a Ferdinando Simone Sacconi “I segreti di Stradivari”.
* Intervento musicale di allievi dell’Istituto G. Lèttimi, Rimini coordinati dal Prof. Maurizio Sciarretta
GIO 6 ore 16.00
* Incontro con M° Avv. Cesare Gualazzini e Prof. Aldo Vianello
“La costruzione della chitarra classica”
*Concerto “musica cucinae” testi di Pellegrino Artusi con
Aldo Vianello, chitarra e voce recitante
SAB 8 ore 16.00
*Dott. Antonio Bagnoli: Presentazione del nuovo catalogo del M° Ezia Di Labio "Violino d'Autore" 23 Autori per 25 Opere di liuteria Ediz. Pendragon.
* interventi musicali, con i violini d’autore, di allievi dell’Istituto Lèttimi di Rimini coordinati dal Prof. Maurizio Sciarretta
DOM 9 ore 16,00
* Incontro con Antonio Bonacchi e presentazione del suo libro
“Il violinista”
*ore 17,00 Concerto del compositore e mandolinista Alessandro Cavallucci
*ore 18.00 Concerto M° Valery Prilipko e Gaia Danilina
Balalaica, gussly e tastiera
DOM 16
* ore 17,30 Distretto della musica Valmarecchia.
Concerto “Voci bianche sulla quarta corda” Coro voci bianche Rimini
Vi racconto la Città invisibile
Domenica 14 Luglio 2013 - 08:11 di Alfia Milazzo
Sei vivo se hai davvero amato e se sei stato amato. Sei vivo e lo sarai per sempre. Ecco come può nascere la speranza, in una realtà difficile.
- La fondazione da me diretta e fondata insieme a Liborio Scaccianoceed altri amici, prende il nome da un’opera di Calvino, Le città invisibili. E’ proprio dal romanzo più utopico che sia mai stato scritto è scaturita l’idea della Città invisibile, un luogo in cui le utopie possono diventare realtà. La nostra utopia più importante è quella di salvare i bambini di quartieri siciliani “a rischio” CON IL NUTRIMENTO DELLA CULTURA E DELLA CONDIVISIONE DELLE REGOLE. Abbiamo così creato la Scuola di vita e Orchestra “Falcone Borsellino”, una scuola che dal 2009 eroga formazione attraverso un metodo innovativo e soprattutto efficace. I minori in difficoltà vengono inseriti gratuitamente e senza fondi pubblici in un circuito etico-culturale in cui si ripropone la didattica originale del Sistema delle orchestre e dei cori infantili affermatasi in Venezuela (non quello promosso in Italia, assai differente da questa metodologia), e una pedagogia assimilabile a quella di Don Milani per superare i gap culturali dei minori a rischio, servendosi della Programmazione Neurolinguistica per accrescerne l’impatto emotivo e motivazionale. Un incastro di metodologie diverse per favorire l’integrazione, l’inclusione, la coesione sociale, in nome di due eroi modello del nostro tempo, Falcone e Borsellino.
Fondamentale è nella scuola l’insegnamento della musica che viene impartito direttamente in gruppi di mini-orchestre che poi si aggregano ad altri nello stesso centro o di altri punti di formazione. La didattica musicale orchestrale è impostata principalmente sulla pratica, che tende ad esaltare la partecipazione emotiva legata al piacere di suonare insieme. Docenti volontari della scuola sono molti giovani italiani e anche i maestri venezuelani, che hanno trasmesso il “segreto” della loro didattica alla scuola della Fondazione (unico caso conclamato in Italia), affiancando i maestri italiani per circa due anni continuativamente.
Inoltre le lezioni di gruppo sono sempre precedute da momenti di life coach motivazionale alla legalità, corsi per incrementare l’intelligenza, la memoria, la concentrazione e la creatività nei bambini e negli adolescenti, book and writing therapy, volte a promuovere la cultura della collaborazione, della condivisione e della non competizione.
Forte di un’esperienza consolidata in questo settore, la Fondazione "La città invisibile" ha sviluppato numerosi centri a Catania e provincia, creando tre orchestre infantili e giovanili nei quartieri di San Cristoforo e Librino, persino nell’Istituto penitenziario minorile Bicocca di Catania. Ha reso possibile la formazione di un coro di bambini sordi, detto Manos blancas, che si esibiscono con l’Orchestra sinfonica infantile “Falcone Borsellino”, la più grande della scuola.
Il nostro scopo principale è quello di educare i più piccoli ai principi antimafia. Questo lavoro è realizzato attraverso attività pratiche e divertenti che inculcano i principi come antidoto. LA MAFIA TEME L'EDUCAZIONE PIU' DELLE DENUNCE. PERCHE' IL SUO POTERE E' UN POTERE DI TIPO "CULTURALE" PIU' CHE ARMATO. SI FONDA SULLA VIOLENZA COME PRINCIPIO. Ancora oggi, a Catania, in certi quartieri si pratica il combattimento tra persone per scommettere su chi vince, ma non sono solo adulti a combattere, anche i bambini piccoli, come i cani o altri animali.
Questo è solo un esempio di cultura mafiosa dove i bambini vengono addestrati da piccoli alla violenza come legge. EDUCARE ALLA FRATELLANZA, AI PRINCIPI DELLA CIVILTA' E DEI DIRITTI, IN CERTI POSTI SIGNIFICA REALIZZARE LA PIU' IMPORTANTE AZIONE CONTRO LA MAFIA.
Per questo ci appoggiamo molto alle lezioni trasmesse da Falcone o Borsellino. Il loro esempio infatti è sempre presente ai nostri ragazzi, specie quando si trovano costretti a compiere scelte difficili. Nella Scuola di vita si apprende che non sei vivo quando ti giochi tutto a testa o croce, provando l'ebbrezza della sfida, quando sei considerato migliore degli altri per come ti vesti, per ciò che ostenti come fosse parte integrante del tuo essere. Oppure quando vince la tua squadra di calcio o ancora quando eserciti un qualche potere sugli altri. Non sei vivo quando rubi agli altri perché non sai guadagnartelo onestamente, quando accetti i compromessi sulla tua morale, quando butti una bottiglia di plastica in mare, quando hai i migliori voti e non sai godere di ciò che hai imparato, quando occupi un posto che una raccomandazione ha sottratto ad altri che lo meritavano di più. La prima lezione è che sei vivo SOLO QUANDO esiste almeno una persona nella cui vita sei stato presente con il tuo nobile esempio, con la tua disinteressata azione, con il tuo incoraggiante sorriso, con la tua gratuita cura. Sei vivo se hai davvero amato e se sei stato amato. Sei vivo e lo sarai per sempre.
Esattamente questo è ciò che intendeva Borsellino quando affermava che “L’amore vero consiste nell’amare ciò che non ci piace per poterlo cambiare”. Il cambiamento è possibile e noi lo sappiamo. In pochi anni abbiamo avuto 350 allievi nella musica e raggiunto oltre 5000 studenti di tutte le scuole con il Festival dell’Utopia, una serie di Convention itineranti delle idee a partire dalle utopie dei giovani.
Purtroppo però non tutti i bambini o ragazzi restano, alcuni ci lasciano proprio perché si rendono conto del cambiamento in atto e ne temono le conseguenze nella propria vita. Non dimenticherò mai per esempio una piccola bambina (di San Cristoforo quartiere di Catania), che si portava addosso la sofferenza di vedere in carcere suo padre, al quale era costretta a fare visita ogni settimana e mi confidò di sentirsi prigioniera pure lei delle paure e di certi adulti cattivi; cominciando a frequentare le nostre lezioni pratiche manifestava tutta la propria insicurezza. Quante volte le ho stretto quelle mani, dicendole: questa battaglia la vincerai, la vinceremo, e ti saremo accanto, qui a tenerti stretta e a non lasciarti andar via, nel labirinto. Un giorno però si è alzata, senza dire niente. E’ scappata perché ha capito che stava cambiando e loro, i suoi, no. Che era troppo piccola per tutto questo, Ma noi la aspettiamo ogni giorno e sappiamo che tornerà.
Noi volontari della Scuola ci sentiamo come portatori d'acqua con guscio di noci, raccogliamo l'acqua, quell’acqua potabile che ancora oggi in certi quartieri manca e che si chiama “cultura” della quale i bambini sono assetati, contrariamente a quanto si pensa. La nostra libreria gratuita “Buon libro” regala libri ai bambini senza impegno e obbligo di restituzione. In 5 mesi abbiamo distribuito oltre 500 opere di poesia e letteratura per l’infanzia a quasi 150 bambini e alle loro famiglie. Non v'è da stupirsi se i bambini sono affamati di libri e di cultura. Nonostante la dispersione scolastica e forse proprio per quella. LA NOSTRA LIBRERIA GRATUITA COME LA NOSTRA SCUOLA DI FORMAZIONE E' UN GRANDE MIRACOLO laico. Durante le attività di “terapia culturale” un ragazzino che aveva abbandonato la scuola e che non sapeva nemmeno leggere e scrivere ha esclamato felice: "leggere è come respirare, io sto imparando".
La città invisibile è la città degli invisibili. La stragrande maggioranza dei bambini di questi quartieri sono oscurati da un sistema che ancora oggi tende a favorire coloro che sono più fortunati e non soffrono di abbandono o trascuratezza e povertà da parte dei propri genitori. I bambini figli di alcolizzati o drogati o di carcerati frequentano scuole ghetto in cui gli insegnanti durano poco per paura di un aggressione o di minacce. Le biblioteche sono chiuse e la parrocchia talvolta è l’ultima porta aperta. Lo aveva capito il beato don Puglisi. E noi abbiamo cercato di aiutare i bambini in queste piccole realtà, come la parrocchia di San Cristoforo di Catania, dove un giovane prete, don Coco da solo è costretto a far fronte a una realtà difficilissima. Lo facciamo da laici e senza la pretesa di evangelizzare. Infatti la nostra Scuola è frequentata da bambini di altre religioni.
In certi quartieri la gioia dei nostri bambini è “luce nell’età della pietra”. Ovunque si presentano conducono il loro entusiasmo di volercela fare. Così per esempio tutti i concerti dell’Orchestra sinfonica infantile Falcone Borsellino, 35 fino in tutto, rendono palese la passione e il grado di adesione dei ragazzini alla bellezza della musica di insieme. L’"Orchestra e coro sinfonico infantile Falcone Borsellino" suonerà l'Inno Nazionale e poi un concerto, il 19 luglio in via D'Amelio a ventuno anni di distanza dalla strage in cui perse la vita il giudice Paolo Borsellino e le persone della sua scorta. I bambini dell’Orchestra suoneranno con gli strumenti di alta liuteria donati dall'Associazione Nazionale Liuteria Artistica Italiana, e molteplici interventi coordinati e orientati sui principi della legalità, dell'etica sociale, della fratellanza e dell'inclusione sociale che vengono trasmessi attraverso le più alte pratiche culturali e artistiche.
Gli oltre 80 bambini, di età compresa tra i 6 e i 17 anni saranno diretti dal Maestro venezuelano Manuel Frias, direttore della Scuola del Sistema a Caracas, violista e violinista, in "missione" presso le scuole. Significativo il contributo di affiancamento dato dai maestri italiani, tra i quali La Monica, per i fiati, Messina per le percussioni, Argentino per il coro.La partecipazione quindi di questi ragazzini nel contesto della manifestazione del 19 luglio il cui obiettivo è quello di chiedere la VERITA' sulla strage di via D'Amelio, non sarà solo la semplice proposta di un bel concerto di musica classica, ma la proposizione di un messaggio di riscatto sociale e di richiesta di un diritto a tutt'oggi negato, messaggio che si incarna in un movimento culturale e morale attuato dai più piccoli, giudicati i più adatti, come aveva profeticamente sostenuto Borsellino, "a sentire subito la bellezza del fresco profumo di libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell'indifferenza, della contiguità e quindi della complicità".
La Collezione Maggi
Pubblicato il 2 giugno 2014 da REDAZIONE
di BIANCA BOLZONI
In occasione del restauro di un’arpa cromatica, tornata nell’aula del mio corso dal museo dello stesso conservatorio di Parma, mi sono chiesta se nella città in cui vivo fosse rimasta traccia di artigiani che in passato destinarono arte e ingegno a questo strumento. Cremona vanta una tradizione liutaria famosa in tutto il mondo, sono celebri gli sforzi delle storiche botteghe di Antonio Stradivari e Giovanni Battista Ceruti, come la produzione delle loro arpe conservate rispettivamente a Napoli e Milano. Una ricerca virtuale, partendo dalla descrizione che fece tempo fa la mia ex insegnante di un’arpa ad uncini prima e una raccolta di appunti poi, mi ha aperto le porte della collezione di Mario Maggi. Con il favore di fortunate coincidenze non è stato difficile contattare Giorgio che, con squisita premura, mi ha invitato a visitare la collezione e insieme conoscere la figura del padre. Il Maestro Mario Maggi, scomparso cinque anni fa, è stato un eclettico musicista, un organologo, un eterogeneo ricercatore, didatta e infine un competente collezionista. La collezione Maggi appunto, un piccolo museo in termini di spazi che svela un immenso valore per il prezioso contenuto.
A poco più di due isolati dal duomo trecentesco, tra le mura di un focolare domestico che ornato da qualche raggio di sole invernale riporta alla tela di un affascinante Vermeer moderno, è conservata una straordinaria raccolta privata di strumenti antichi fra le più importanti in Italia. Mario è sempre stato aiutato dai figli Giorgio, docente di chimica e storia dell’arte che ha classificato la collezione ed ha curato gli aspetti organizzativi di molte sue esposizioni e Sergio. Il maestro Maggi,ha raccolto, per la sua professione di insegnante e solista, centinaia di strumenti tra i più preziosi e curiosi (157 tra gli esemplari più pregiati sono stati catalogati nel 2002).
L’affettuosa accoglienza della signora Maria Lucia, moglie e padrona di casa, ha fatto da cornice in quella che chiama da sempre “la stanza dei segreti”.
Mario Maggi (1916 -2009) frequentò il conservatorio di Piacenza, collaborò alla famosa mostra di strumenti musicali a Cremona nel 1937, in cui furono riuniti i famosi violini della classica scuola cremonese.
Mario Maggi
Si diplomò in violino nel 1942 al Conservatorio di Atene, partecipando neodiplomato ad un concerto al Grande Bretagne di Piazza Sintagma, in cui la maggior parte dei musicisti apparteneva alla Berliner Philharmonisches Orchester (diventati poi i Berliner Philharmoniker) diretti da Wilhelm Furtwängler.
Si cimentò giovanissimo in scherzi musicali a RadioAtene con l’amico Flaminio Varesi.
Per esser stato deportato dai nazisti dopo l’otto Settembre e non aver rinnegato la sua italianità negli anni della guerra, riceverà postuma la medaglia d’onore dal Ministero della Difesa.
Concerto al Britannia, in Piazza Sintagma ad Atene (1942)
Tornato a Cremona, negli anni ’50 suonò violino e sax in complessi jazzistici, successivamente si fece apprezzare come orchestrale al Teatro Ponchielli e come solista in Cattedrale. Lavorò come tecnico accordatore ed esperto al controllo di qualità presso la fabbrica di pianoforti Anelli, fu docente di musica e di strumento nella Scuola Internazionale di Liuteria, mentre continuava a insegnare la viola in innumerevoli lezioni concerto, accompagnato anche dal figlio Sergio. Si adoperò in commissioni di esperti e giurie in storiche biennali degli strumenti ad arco con importanti personaggi come l’industriale Walter Stauffer. La fondazione Stauffer , istituzione che amministra l’ingente eredità secondo le disposizioni testamentarie dell’industriale, mecenate della cittadina Scuola di liuteria, dell’ Università di Musicologia e dell’Accademia omonima dove oggi si formano giovani talenti sotto la guida di Salvatore Accardo, Rocco Filippini, Franco Petracchi e Bruno Giuranna, gli affidò la responsabilità di un importante corso di musica. Accompagnò il baritono Aldo Protti in diverse occasioni musicali e si esibì in tutta Europa riscuotendo successi in scenari prestigiosi come la reggia di Versailles, i teatri di Salisburgo e di Atene … Suonò la viola tenore sotto la direzione di Ennio Gerelli nell’ “Incoronazione di Poppea” di Zeffirelli, così come furono numerose le collaborazioni con artisti di chiara fama. I suoi violini e non solo sono stati usati nei film “Stradivari”, con la straordinaria partecipazione di Salvatore Accardo, “I promessi Sposi “(Rai 1989) e la “Vita di Verdi “.
Dall’operosità del Maestro sono nate cooperazioni con associazioni di rilevante importanza nel mondo degli artigiani liutai : l’ANLAI (Associazione Nazionale Liuteria Artistica Italiana) di Roma e l’ALI (Associazione Liutaria Italiana ) con sede a Cremona, che intervengono in autorevoli mostre concorso. All’estero si scrisse di lui nel prestigioso londinese The Strad e nel MMR –U.S.A, in una rivista specializzata Ucraina e in un’enciclopedia giapponese. L’ITIS Torriani di Cremona gli ha dedicato una sezione del proprio Museo, visitato mensilmente da studenti di scuole di tutta Italia. Giorgio sostiene che la lezione di Mario, dalla scuola al convegno come ai concorsi, è sempre stata accompagnata dai suoi strumenti, dall’analisi delle loro caratteristiche e dalle esecuzioni di brani significativi: un esempio straordinario di didattica nell’esposizione museale dello strumento musicale, che in quanto tale, è vivo nell’espressione artistica senza soffocanti architetture e modelli di comunicazione minimali. Collaborò con il figlio Giorgio nell’analisi epistemologica di sincretismi tra scienza, arte e musica nei saggi “La chimica dell’affresco “, “Chimica Musica barocca e naturalismo per reinterpretare Caravaggio” ,“Chimica e liuteria nell’iconografia dell’affresco” in cui sono stati identificati gli strumenti riprodotti in molte opere d’arte. La sua esperienza fu inoltre apprezzata in cooperazioni con il dipartimento di Scienza dell’Educazione – Università Roma Tre – Centro di didattica museale. Interpretò testi musicali con strumenti d’epoca o la loro riproduzione, sempre indagando su nuove sonorità e temperamenti del passato, attraverso la conoscenza storica dello strumento stesso.
Mario Maggi fu tra i primi a sollecitare riproduzioni liutarie secondo principi organologici, trovando anche talvolta incomprensioni tra i colleghi. Un contemporaneo quanto poliedrico alchimista che approfondì lo studio scientifico dei trattamenti delle tavole acustiche, ma anche la morfologia e l’estetica dello strumento che ebbe nel rinascimento e nel barocco infinite transizioni e mutamenti. Parlando di alchimia sempre Giorgio mi ha fatto notare una particolare circostanza: Claudio Monteverdi a Cremona alla fine del ‘500, mentre segnava il passaggio dalla musica rinascimentale a quella barocca, si destreggiava fra ampolle e alambicchi. Sperimentava panacee e con tutta probabilità anche vernici. Soprattutto le sue esperienze trasposte in musica, alcuni vogliono fossero legate alla filosofia della pietra ed alla Grande Madre. Le pratiche di alchimia erano abbastanza comuni ai tempi, si pensi che in città si contavano trentasei spezierie. In alcune di queste qualche decennio dopo si rifornirà Stradivari per comporre la formula cosiddetta “segreta” della vernice che utilizzata per i suoi violini.
La collezione vanta, tra i tanti esemplari, un violino di Antonio (1540 circa – 1638 ) e Girolamo (1561-1630) Amati curiosamente ingrandito agli inizi del ‘900.
( Anche un violino Stradivari esposto alla mostra del 1937 “reca un ingrandimento; fu costruito originariamente per un bambino che diventato adulto preferì farselo ingrandire dallo stesso Stradivari anziché commissionarne uno nuovo, probabilmente perché si era affezionato al proprio strumento”. Catalogo della Mostra di Liuteria Antica Cremonese )
Violino Antonio e Girolamo Amati
Un rarissimo Melophone (esemplare del parigino Leclerc del 1800), Boite à musique tra cui alcune Serinette del ‘700, una sorta di piccolo organo a canne con forma rettangolare, strumento caro a compositori come Gluck, Haendel e soprattutto Mozart.
E’ infatti nelle mani del giovane uccellatore Papageno che mette questa scatola sonora.
Nel 1600 la Serinette era usata dagli aristocratici per insegnare “arie” ai canarini.
Serinette
Boite à musique
Un’ampia sezione è dedicata alla ricostruzione di antiche Ribeche,Vielle e Ghironde.
Nella collezione anche un’originale Tromba Marina: discende dal monocordo medievale, supera i due metri di altezza e la cassa di risonanza assomiglia a quella di un’arpa con un manico nel prolungamento della tavola.
Viole d’amore, Viole da gamba, Violette e Viole rinascimentali frutto anche dell’abilità di artigiani cremonesi. Alcuni strumenti sono nati per la reale esigenza di essere utilizzati nel concerto o nella scuola e non per il solo scopo di arricchirne la collezione.
Straordinaria è la riproduzione di viole e protoviolini raffigurati nell’iconografia cremonese; le intuizioni di Mario hanno dunque costruito una raccolta di strumenti prodotti da giovani artisti atigiani che nel tempo sono diventati i più famosi liutai cremonesi ed italiani.
Un Violoncello a cinque corde originale del XIX secolo, Organi portativi e positivi, alcune curiose Concertine, Fortepiani e la riproduzione di un Virginale del 1600.
Vezzosi Violini Pochette progettati per essere infilati in una tasca (da cui il nome francese) utilizzati dai maestri di danza a corte e dai musicisti di strada sino al XVIII secolo.
E ancora, antichi dispositivi per fabbricare corde rivestite di rame o d’argento; “Il problema della fabbricazione di buone corde era spesso sottovalutato, tanto che Francesco Galeazzi scrisse in un saggio: Non sarà, cred’io, discaro al mio lettore, che io qui gli descriva una picciola semplicissima macchinetta, e l’uso glie ne additi per filarsi, e ricoprirsi d’argento da sé i cordoni”.
Sino ad arrivare agli strumenti oggetto principale della mia visita: un’arpa di Enrico Ceruti del 1879, la riproduzione dell’arpa del nonno di Enrico, Giovanni Battista, disegnata e progettata dallo stesso Maggi con l’aiuto di valenti artigiani per la parte di specifica falegnameria ( purtroppo non è stato possibile riportare alcuna immagine perché durante la mia visita era esposta in una mostra di liuteria) e una Frederick Grosjean Grecian Harp N° 453 N° 11 Soho Square London.
La provenienza dello strumento di Enrico Ceruti è da ricercare nei ricordi di famiglia di Mario. Custodita gelosamente per decenni da vicini parenti, il Maestro aveva memoria di quest’arpa come appartenuta a una delle contesse De la Celle che viveva nell’800 a Palazzo Cattaneo nel cuore di Cremona.
Della famiglia dei liutai Ceruti si hanno notizie dal 1756 nel paese di Sesto Cremonese, piccolo comune della provincia di Cremona.
Qui nacquero Giovanni Battista (1756-1817) e il figlio Giuseppe (1785-1870).
Enrico (1806-1883) venne alla luce a Cremona dopo il trasferimento dell’intero nucleo familiare.
Una curiosità: a Sesto Cremonese nacque anche Walter Stauffer nel 1887, del quale ho accennato sopra.
La fondazione Stauffer ha acquistato quattro strumenti di grande valore, fra questi il violino
detto ”Il Ceruti” del 1868 di grande importanza storica nato dalle mani di Enrico.
Enrico Ceruti fu anche un attivo commerciante di strumenti e contrabbassista. Lasciata la casa del padre, del quale fu allievo, nel 1830 dai registri dei censimenti parrocchiali risulta come costruttore di strumenti, anche se pochi esemplari prima del 1840 sono sopravvissuti. In un periodo in cui i migliori liutai europei imitavano Stradivari e Guarneri del Gesù, Enrico seguì un percorso diverso prendendo ispirazione da Carlo Bergonzi. Gli attrezzi della bottega furono donati al comune di Cremona: tale donazione costituì il primo fondo di quella che sarà la collezione del Museo Stradivariano. Anche attraverso la dinastia dei Ceruti, di allievo in allievo portando avanti la tradizione classica, si arrivò alla creazione di laboratori che dominarono sino alla metà del ventesimo secolo e, nel 1938, all’apertura della Scuola di Liuteria.
Da giorni sto fantasticando osservando il quadro di Alessandro Rinaldi ( 1839-1890 ), conservato al Museo Civico Ala Ponzone di Cremona.
Un particolare riferimento bibliografico (Bonetti, Cavalcabò, Gualazzini, Arch.Stor.Cremonese ) riporta: “E’ molto probabile che il Rinaldi contemporaneo dell’ultimo allievo della scuola dello Stradivari Enrico Ceruti abbia dalla sua viva voce appreso qualche elemento ambientale atto a ricostruire con una certa approssimazione la bottega del Maestro e forse anche qualche nozione iconografica …”
Una visione romantica, in assenza di verità dimostrata, mostra nel quadro scomposto in particolari A.Stradivari con la sua vernice giallo oro cremonese per definizione.
A lato un’arpa con modiglione che lontanamente assomiglia a una Cousineau, ha in realtà la caratteristica del riccio dell’arpa di Giovanni Battista Ceruti.
A fianco, da una finestra, si intravede la chiesa di S. Domenico e lo strano personaggio seduto in un angolo che sembra voler far parte prepotentemente dell’ambiente.
Perché non individuarlo verosimilmente con Enrico Ceruti che pare sfogliare … Forse una Bibbia dal momento che più volte è stato ipotizzato dagli studiosi che proprio nel Libro Sacro Stradivari avrebbe scritto la sua formula ?
La Bottega di A.Stradivari , A.Rinaldi 1886 Museo Civico Ala Ponzone
L’arpa Grosjean arrivò a Mario come eredità da un amico e collega con il quale condivideva la stessa passione per il collezionismo.
Reca sul capitello la scritta del restauro ad opera Morley – Harp maker.
In questo link immagini storiche di arpe e arpisti dal sito Clive Morley Harps:
http://www.morleyharps.co.uk/general-articles/historical-images/#group
Una Grosjean SABO Square London N° 1946 è conservata al Vydunas Museum di Kintai.
Vydūnas (letteralmente “colui che vede”) pseudonimo di Vilhelmas Storosta 1868-1953, filosofo e scrittore, fu una figura di primo piano nella vita culturale dei lituani nella Prussia orientale ( Lituania Minore ).
Nacque nel Jonaičiai, allora sotto il dominio tedesco (il suo volto compare ora stampato sulla moneta lituana).
Ebbe un grande interesse per la filosofia orientale, scrisse molti articoli e trattati sul modo di concepire una condotta di vita sana, in perfetto equilibrio con il corpo.
Il suo tema più ricorrente fu l’aspirazione ad una spiritualità superiore.
Con una profonda teoria filosofica si attivò fervidamente per risvegliare la consapevolezza dell’appartenenza alla nazione del popolo lituano: contrario alla germanizzazione della sua patria, concepì una dottrina incentrata sul rapporto uomo-nazione, sottolineando l’importanza del ruolo svolto dalla lingua.
Fu arrestato dai nazisti nel 1938, riuscì a scampare alla segregazione nei campi di concentramento dopo pochi mesi, grazie alle proteste di massa del popolo lituano.
Rimase tuttavia sotto stretta sorveglianza della polizia.
Vydunas studiò sin dalla giovane età arpa, pianoforte e violino (acquistò l’arpa Grosjean di seconda mano) scrisse anche alcune composizioni folkloristiche suonando per quarant’anni con il coro da lui fondato e diretto.
Nel 1944, in seguito ai continui bombardamenti da parte dei russi su Tilžė, città in cui viveva, si ritirò nella Germania Ovest.
Il popolo Lituano ha raccolto i suoi cimeli in un museo in cui è esposta anche l’arpa che fu costretto ad abbandonare nella partenza precipitosa.
Vydunas fu proposto per il premio Nobel dalle associazioni di scrittori del suo paese.
Vilhelmas Storosta
Morì nel 1953, sepolto in un primo tempo nel cimitero di Detmold fu da lì trasferito nel 1991 in quello di Bitenai (Lituania ).
Vorrei rivolgere un caloroso grazie al caro Giorgio, a Sergio e alla signora Maria Lucia che per espresso desiderio di Mario che spirò mentre accarezzava il suo violino, condividono nel suo ricordo la collezione, le esperienze musicali e le ricerche compiute su tutti gli strumenti con chiunque sia sensibilmente interessato .
Gli appunti di Mario che sono stati riordinati, riletti e riuniti dal figlio Giorgio negli ultimi suoi mesi di vita, appaiono quasi come un testamento morale.
Nel testo pubblicato di seguito si sviluppa la descrizione analitica delle tre arpe insieme alla ricerca delle loro caratteristiche … una singolare storia di questo strumento “in una disordinata raccolta di arpeggi “ e la sua evoluzione nella città del violino.
http://www.collezionemaggi.altervista.org/arpa.PDF
E infine , parlando di arpa e di Cremona , vorrei concludere ricordando anche Iris Pinardi, allieva di Margherita Hazon al conservatorio Arrigo Boito di Parma, prima arpa del Teatro Comunale di Bologna e moglie di Marco Brasi, fondatore dell’Accademia Musicale Cremonese nell’immediato dopoguerra.
Fonti
Duane Rosengard, Contrabbassi Cremonesi, Ed.Turris, Cremona, 1992.
Alfonso Mandelli ,Nuove indagini su Antonio Stradivari , Ed.U.Hoepli Milano 1906.
Vydūnas Museum , Branch of Vydūnas Cultural Center in Kintai .
http://www.crvp.org/book/Series04/IVA-17/chapter_vii.htm
Storia di Cremona Il Novecento , a cura di Elisa Signori ,Bolis Edizioni ,Azzano San Paolo (BG) 2013
I violini di Cremona
patrimonio dell’umanità
Riconoscimento dall’Unesco
La liuteria di Cremona è stata riconosciuta dall’Unesco. L’antica arte di costruzione di strumenti ad arco (violini, viole, violoncelli, contrabbassi) è ufficialmente patrimonio dell’umanità. Il Comitato intergovernativo dell’Unesco, riunito a Parigi, ha esaminato in maniera definitiva e positiva la candidatura della tradizione liutaria cremonese come bene immateriale. La pratica era stata avviata dall’amministrazione Corada e proseguita dalla Giunta Perri. . La valorizzazione dei violini e della liuteria cremonese è la strada giusta per esaltare Cremona nel mondo. Il riconoscimento ha un valore importantissimo perché si rifà ai grandi liutai che hanno tracciato il percorso nei secoli. Il valore è poi proseguito con le numerose botteghe contemporanee, con i cimeli stradivariani, con la musica ed ora con il Museo del Violino, unico al mondo. Questo è il nostro marchio che ci rende unici”.
Questo evento è importante fondamentale per la liuteria di Cremona ma anche per tutta la liuteria italiana. Facciamo di tutto per mantenerlo e svilupparlo nella maniera più seria possibile. E' l'invito che l'ANLAI rivolge a TUTTI i liutai e alla ISTITUZIONI che devono vigilare per una " buone e seria" liuteria.
Gli Arcani dell'anima
Ambientato nella Cremona del ‘700 il romanzo tratta tra realtà e fantasia del la vita del “liutaio maledetto“, Giuseppe Guarneri detto del Gesù dopo l’uscita della prigione nella torre del capitano ( dove avrebbe trascorso ben 10 anni costruendo comunque tra mille difficoltà alcune sue opere importanti) : la rivalità con Stradivari, i suoi amori, le sue rinunce, il suo lavoro, la volontà di primeggiare e di costruire uno strumento perfetto ed ineguagliabile come .. il Cannone che sarà di Paganini.
L’ A, movendosi tra la realtà e la leggenda, affronta con una particolare rielaborazione alcuni momenti della vita del liutaio “ maledetto” di Cremona, la cui esistenza è stata avvolta sempre da un alone di mistero. Il volume di 160 pagg. è arricchito da stampe della città di Cremona risalenti ai primi anni del ‘700 e del primo ottocento e da riproduzioni di alcuni suoi violini, concesse gentilmente da importanti collezionisti, Fondazioni ed enti pubblici, del periodo 1734-1744, in cui videro la luce strumenti quali il “Cannone”, che appartenne a Niccolò Paganini.
Numerose stampe dell’epoca arricchiscono il volume e in appendice uno studio del m° liutaio Carlo Vettori di Firenze e le foto degli strumenti più belli ed importanti del grande liutaio cremonese completano l’opera che ha avuto un grande successo e che il regista Gu Rong vincitore di un Oscar sta progettando di realizzare cinematograficamente
L' Anlai dalla parte dei liutai:
«I responsabili della liuteria cremonese
non nascondano la testa sotto la sabbia»
In una lunga e dura lettera l’Anlai interviene in merito alla situazione della liuteria cremonese, dopo che alcuni liutai hanno espresso attraverso gli organi di stampa un certo disappunto sull’attività del Consorzio Liutai e sul concetto di “eccellenza”. In particolare, il 10 marzo, avevano aperto pubblicamente le polemiche i liutai Davide Sora e Annamaria Menta (leggi l’articolo) sostenendo che la liuteria cremonese fosse rappresentata da “chi non è nemmeno in grado di garantire comportamenti professionali dei propri associati”. Si erano aggiunti il 23 marzo Aldo Brugnini e Eva Maria Beck (leggi la lettera) dicendosi infastiditi “dal fatto che qualcun altro (il Consorzio) non si faccia problemi e non solo insista (nonostante numerosi rilievi in sede associativa/Confartigianato) a volersi definire eccellenza”. Ora, l’intervento dell’Anlai (Associazione Nazionale Liuteria Artistica Italiana): “C’è da chiedersi: questi articoli hanno davvero tutti i torti? Una parte dei liutai cremonesi non contribuisce a confermare nei fatti alcune carenze di nostri prodotti? Una parte di liutai “seri” non ha forse la stessa convinzione? A noi pare di sì”.
Ecco la lettera riportata integralmente
Jean Baptiste Vuillaume fu certamente il nemico più acerrimo della liuteria italiana anche se era stato tra i “migliori” falsari proprio dei più grandi liutai classici ed era riuscito ad ottenere dagli sprovveduti eredi a prezzi irrisori la collezione Tarisio con tanti inestimabili capolavori riuscendo ad arricchirsi a dismisura
Si affannò a sentenziare la fine della liuteria italiana e solo grazie a Giuseppe Fiorini (il liutaio che Cremona dovrebbe davvero ringraziare e cui dovrebbe finalmente “pagare” il debito di infinita riconoscenza) il metodo stradivariano che era stato surclassato dalla forma esterna poté tornare ad essere di nuovo apprezzato e risorgere.
Quasi ogni anno comunque si assiste su riviste specializzate ad un attacco ricorrente alla liuteria italiana e a Cremona in particolare da vari paesi europei Germania, Francia, Inghilterra ma anche dagli Usa. Ci si scandalizza da più parti sulla situazione attuale cremonese, si grida allo scandalo mentre da parte dei “nostri “ si cerca di minimizzare e si sottolinea il fatto che questi articoli sarebbero solo frutto dell’invidia di coloro che non possono contare sulla nostra tradizione e sulle nostre capacità.
Tutto vero (o perlomeno vero in gran parte). Non possiamo certo dire però che altri paesi non abbiano fatto passi da gigante spesso anche grazie al nostro contributo (quanti liutai bravi sono stati formati a Cremona ad esempio). Non possiamo certo dire, nell’era della globalizzazione, che non esistano in vari paesi europei ma anche negli Usa e perché no anche in Cina, Giappone, Corea grandi e stimati liutai i cui strumenti suonano benissimo. Non possiamo dire comunque anche di essere sempre nel giusto e di non meritare almeno in parte queste critiche.
Diventa quindi ogni anno sempre più difficile sostenere il primato della liuteria italiana e cremonese in particolare specie se non si è in grado di gestire l’attività liutaria in maniera coerente, corretta e condivisa.
Queste le logiche premesse per una situazione che continua a determinare, accanto ad iniziative di rilievo e di grande spessore, altre “incapacità“ e comportamenti contraddittori se non negativi.
Mi pare inutile elencare i tanti lati positivi; Cremona può contare sulla presenza di una collezione di strumenti di grandissimo valore: Amati, Stradivari, Guarneri, ecc in via di “allargamento costante” che portano in città visitatori di ogni parte del mondo i quali possono ammirare anche i cimeli stradivariani (dono sempre del grande Fiorini ). Magari sarebbe opportuno che questi strumenti fossero suonati sempre da persone di talento e di grande capacità per farne apprezzare le loro grandi qualità A breve si inaugurerà il Museo del Violino in cui molti ripongono grandi speranze. La Triennale degli Strumenti ad arco è considerato giustamente un concorso internazionale tra i più famosi. Ogni anno Mondomusica richiama visitatori, musicisti e commercianti da tutto il mondo anche se non mancano critiche anche su tutti questi settori.
Ma gli “attacchi” giungono soprattutto sulla qualità della produzione attuale cremonese. C’è da chiedersi: questi articoli hanno davvero tutti i torti? Una parte dei liutai cremonesi non contribuisce a confermare nei fatti alcune carenze di nostri prodotti? Una parte di liutai “seri” non ha forse la stessa convinzione? A noi pare di sì.
Per prima cosa a Cremona esistono tantissime botteghe di liuteria Nessun territorio al mondo ha una concentrazione di liutai come Cremona. Potrebbe essere sicuramente un elemento positivo se non si considera il fatto che la grandissima presenza e le difficoltà di concorrenza determinano di per sé molti contrasti ma c’è da aggiungere che chiunque avendo disponibilità economiche può aprire bottega a Cremona indipendentemente dal titolo di studio posseduto, da dove lo ha conseguito, dal suo metodo esecutivo. Può dedicarsi anche la restauro oltre che alla costruzione e al commercio. Potrebbe costruire strumenti “pessimi” ma essendo eseguiti a Cremona può ovviamente legittimamente inserire la scritta nel cartiglio “ fecit in Cremonae” e sappiamo che questa dicitura spesso consente che lo strumento aumenti di valore. Non per niente questo accade anche per strumenti neppure costruiti a Cremona e che riportano anche nomi di liutai neppure mai esistiti! Vogliamo solo far presente invece che in molti paesi, in Germania ad esempio, prima di aprire bottega e potersi definire Gegenbauer (maestro liutaio) si deve superare un severo esame e questo da tempi immemorabili.
Da noi no; ci sono liutai appena diplomati che iniziano a lavorare a Cremona come professionisti, italiani e stranieri che provengono da altre scuole italiane (Parma Milano) ma anche estere e a volte non hanno neppure frequentato una scuola di liuteria. Ultimamente hanno aperto bottega anche i così tanto vituperati cinesi. Basta iscriversi alla Camera di Commercio (e non si parla in questo caso dei tanti abusivi altro grande problema che operano in città) e trovare una bottega magari in centro storico. Ci sono a Cremona liutai bravissimi capaci corretti ma accanto a loro altri meno bravi, meno capaci, meno corretti.
Secondo alcuni la nostra Scuola di Liuteria (ora liceo musicale) con “annessa maturità”, avrebbe troppe poche ore di laboratorio ed alcuni insegnanti non sempre all’altezza della situazione. Malgrado i tanti tentativi per modificare la situazione e malgrado il fatto che magari Cremona meriterebbe una selezione molto più rigorosa e una preparazione più adeguata si continua a non cambiare. Il discorso ci porterebbe molto lontano ma è concepibile ad esempio che ogni anno si sfornino proprio a Cremona una trentina e forse più di nuovi liutai di ogni parte del mondo?
Ciascuno opera come crede opportuno e tutti in nome della liuteria classica ma ci sono anche liutai che hanno contratti con commercianti giapponesi, coreani per la fornitura di un certo numero di strumenti all’anno, e ciò non comporta certo ricerca ed impegni sovrumani, altri che, cosa molto più grave, assemblano e vendono strumenti magari importati dalla Cina o dai paesi dell’est inserendovi la propria etichetta, altri ancora che si limitano a verniciare alla “ cremonese” strumenti destinati alla Cina e potremmo continuare citando liutai che fanno i loro commerci acquistando a poco prezzo strumenti di allievi o di giovani “ affamati”, altri che avrebbero sul libro paga schiere di specie di schiavetti coreani e potremmo continuare anche sino al “grande” liutaio beccato in Cina, malgrado fosse in vista ufficiale, ad acquistare strumenti in bianco, da portarsi a Cremona e che non è stato neppure “ sanzionato “ o di chi rappresenta la liuteria cremonese ma che non avrebbe mai costruito neppure un violino.
Queste cose sono note a tutti a Cremona ma pare che nessuno si scandalizzai e cerchi di porvi riparo; ma se si opera così come si può difendere il “marchio Cremona” e la “eccellenza” della liuteria cremonese se sono i primi i “cremonesi” a fingere di non vedere e un certo numero di liutai “ cremonesi” ad operare in questo modo senza essere contestati?
Accanto a questi personaggi ce ne sono però molti altri seri, professionali, bravissimi coscienziosi, impegnati….. ma chi difende loro, il loro buon nome e il loro lavoro?
Ed ecco quindi il Consorzio che gode di sostegni economici notevoli e che è nato nel 1996 e che intende (o intendeva) operare per la difesa della classicità e dell’eccellenza. Vi aderiscono oggi una sessantina di liutai (e mi pare che malgrado la validità di alcuni di loro) non sono certo una percentuale elevata rispetto al numero di quelli che operano in città e provincia.
Sintomatico il fatto che non vi abbiano mai aderito liutai come Morassi e Bissolotti ma anche “giovani “ meno “noti” di loro ma certamente molto quotati in campo internazionale. Ancora più grave però che altri vi abbiano aderito e che se ne siano poi andati.
Forse allora ci sarebbe da chiedersi se c’è qualcosa che non va.
Tutti abbiamo letto due lettere molto pesanti nei giorni scorsi. Sono importanti anche perché scritte da quattro liutai serissimi, vincitori anche di prestigiosi concorsi internazionali (la triennale ad esempio) a dimostrazione della validità del loro lavoro!
Contenevano accuse molto gravi e che hanno fatto scalpore ma quello che ci preme invece sottolineare è la “mancata vera reazione” di coloro che dovrebbero davvero aiutare la liuteria e la sua eccellenza e la città di Cremona
Chi viene contestato minimizza e si consola del fatto che questi liutai non facciano parte del Consorzio; si afferma anche che le dimissioni di un certo numero di liutai dal Consorzio sarebbero un fatto fisiologico e che……. sarebbe impossibile la nascita …..di un altro Consorzio. Ma era questa forse la materia del contendere ?
I liutai nelle loro lettere dicono ben altro. Ad esempio che “La liuteria cremonese è rappresentata da chi non è nemmeno in grado di garantire comportamenti professionali dei propri associati” e non sarebbe neppure in grado di impedire atti di concorrenza sleale.
Ma si contesta anche l’eccellenza della produzione reclamizzata dal consorzio il cui negozio in centro sembra più che altro un bazar di suovenirs con altre affermazioni pesantissime che dovrebbero far riflettere.
Si dice ad esempio testualmente “ questi signori hanno operato in modo che si arrivasse a identificare la liuteria cremonese con il consorzio stesso. Ora, a completamento dell’operazione, la ‘novità’ del ‘bollino qualità’ che non si nega a nessuno”. E aggiungono riferendosi sempre ai responsabili del Consorzio “Basta non toccare argomenti tabù e come d’incanto ogni problema o conflitto svanisce?“
Perché poi definire ‘anacronistica e di difficile realizzazione’ l’eventuale nascita di altro consorzio o associazione? Chi e in che modo potrebbe impedirlo?
Forse la frase andrebbe intesa che i loro appoggi politici potrebbero impedire finanziamenti pubblici ai “nuovi”? Questo sarà certamente vero ma è un modo questo per salvare la liuteria cremonese? Non lo crediamo proprio.
E i liutai nelle loro lettere insistono “La liuteria, così come l’arte, la storia, l’urbanistica della nostra città, da cultura (bene di tutti e a favore di tutti) sono state trasformate in ‘marketing territoriale’, oltre tutto da persone che niente (o poco) sapevano (sanno) di storia, arte e cultura in genere. I liutai sono stati di fatto esautorati ed esclusi da qualsiasi scelta e/o decisione che li riguardasse da vicino, dal concorso triennale, alla fiera fino al museo del violino“
Non sarebbe l’ora quindi di affrontare seriamente il problema liutario cremonese nel suo complesso invece di far orecchie da mercante e di mantenere atteggiamenti di arroganza e di ostracismo visto che si accusa chi detiene le leve del potere di incapacità o peggio ancora di assoluta mancanza di cultura (perlomeno liutaria) e visto che tra poco nascerà un Museo del Violino per la cui realizzazione e gestione i liutai (così come le associazione liutarie che li rappresentano) non sono stati mai neppure interpellati?
Purtroppo probabilmente malgrado questi appelli e queste violente contestazioni i responsabili della liuteria cremonese nasconderanno ancora la testa nella sabbia facendo finta che i problemi sollevati non esistono e con ostentata sicurezza continueranno ad affermare che la liuteria cremonese manterrà per sempre il suo primato nel mondo. ?
Speriamo solo allora che non si accorgeranno di aver sbagliato tutto quando forse sarà davvero troppo tardi.
CDN ANLAI
LETTERA A UN LIUTAIO
12AUG2012
Carissimo Primo
Il tuo intervento, che apprezzo, esula in parte dagli argomenti trattati dal CD dell’Anlai, che è voluta intervenire su Mondomusica ( a Cremona e New York ). Per la verità nel corso del comunicato si sollevano un paio di altri argomenti tra i fondamentali per la situazione in cui viviamo ma sui quali, come è scritto, ci riservavamo di tornare: la Scuola di Liuteria e .. la deontologia liutaria se così possiamo definirla.
Eppure devo darti ragione perché al di là del problema contingente, ( la protesta dei liutai o di una parte di loro contro Mondumusica e la trasferta in America), i problemi fondamentali da cui si dovrebbe partire per un dibattito sulla liuteria a Cremona sono proprio la Scuola e la formazione dei liutai e la costruzione dello strumento e la sua reale tutela PROBLEMI CHE TU HAI SOLLEVATO.
Cercherò di essere sintetico il più possibile anche se devo partire da lontano. Come sappiamo negli anni trenta ci furono personaggi non di secondo piano che cercarono di far tornare Cremona, la città di Stradivari all’attenzione del mondo e altri che si batterono anche per il ritorno alla forma interna. Tanto per citare i più importanti Giuseppe Fiorini, Anelli, Farinacci, Bacchetta, Camelli, Sacconi Ogni nome meriterebbe una “ sua storia” ma non è il momento e il luogo . Dopo la fine della guerra e la chiara percezione che la Scuola di Liuteria nata nel ’38 non aveva certo dato i frutti sperati, ci furono altri uomini che si inserirono nel progetto con risultati certamente molto positivi: il prof Puerari ad esempio che riuscì a portare a Cremona lo “ Stradivari 1715” e i due Amati ( Carlo IX e Hammerle) ponendo sicuramente Cremona all’attenzione del mondo e il prof Ugo Gualazzini Presidente del CdA della Scuola ed il preside Cusumano che con i grandi maestri della scuola milanese Garimberti in particolare e con Sacconi riuscirono a far fare all’istituto di Piazza Marconi e di Palazzo dell’Arte quel salto di qualità che le consentì le prime affermazioni e permise anche la rinascita della scuola cremonese (anche con le polemiche forma interna e forma esterna Morassi e Bissolotti Santoro ecc altri argomenti che meriterebbero …..un libro e che tu hai ricordato ) .
Da questo momento la scuola iniziò ad essere conosciuta e ad attrarre molti allievi da tutto il mondo. Senza falsa modestia anche il mio libro tradotto anche in inglese ( “ 40 anni di Storia della Scuola Internazionale di Liuteria di Cremona” e “ The score years of Violin Making The Intenational Schol of Cremona ) contribuì a questo disegno così come il grande impegno del preside Renzi , la nascita delle Biennali, gli incontri di liuteria, la Bottega Scuola CEE nata proprio dalla lettura del mio libro al Ministero e molte altre lodevoli iniziative a cominciare dalle “ trasferte all’estero della Scuola di Liuteria e dei rappresentanti degli enti locali ecc.
Tutto questo ha consentito a far ottenere a Cremona il ruolo di capitale mondiale della liuteria.
Ma ecco il punto; mentre Cremona e la sua Scuola diventavano famose mancò quel salto di “ qualità” necessario. Il numero spropositato di allievi portava infatti gravi problemi sia economici sia di formazione ( non era certo sempre facile trovare docenti all’altezza dei maestri più validi ( Morassi, Bissolotti, Sgarabotto.) L’istituzione del “numero chiuso “ fu una decisione necessaria, giusta e importante ma non risolutiva, perché comunque per evitare la chiusura della Scuola si dovevano inventare soluzioni in contrasto con la qualità.
Per di più si verificò un altro fatto determinante : la riforma voluta dal Ministero della P.U. con l’imposizione a tutti gli istituti professionali di adeguamento ai 5 anni di studio .
L’IPIALL cessava di essere quindi “ ATIPICO” e di avere la possibilità di autogestirsi….. in maniera appunto atipica e doveva rientrare nelle regole “ statali” con la conclusione del ciclo di studi con un esame di maturità
Quello che era già assurdo prima per una parte considerevole degli allievi magari laureati che dovevano essere giudicati su materie e programmi come i giovani italiani ( ma che poteva essere gestito internamente con modifiche di orari, giustificazioni più o meno valide, apertura dei laboratori di liuteria ) diventava sempre più problematico anche per la prova finale con una commissione esterna e ministeriale
QUI CI FU IL GRAVE ERRORE: QUELLO DI AVER VOLUTO CONTINUARE- COME SE NIENTE FOSSE ACCADUTO. E CON UNA SCUOLA CHE ANCORA OGGI HA PROGRAMMI CHE SI CONCLUDONO CON UN ESAME DI MATURITA’ MENTRE E’ FREQUENTATA DA ALLIEVI IN GRAN PARTE LAUREATI O CHE HANNO GIA’ UN TITOLO DI STUDIO SUPERIORE IL CHE E’ UN ASSURDO. MA E’ ANCORA PIU’ ASSURDO CHE SI CERCHI DI OVVIARE AMMETTENDO AL 3° ANNO ALLIEVI CON TITOLO DI STUDIO SUPERIORE O LAUREA CON LA CONSEGUENZA DI RIDURRE ANCORA DI PIU’ LA LORO FORMAZIONE PROFESSIONALE
OGGI LA SCUOLA HA PROGRAMMI CHE PREVEDONO POCHE ORE DI LABORATORIO RISTETTO AL PASSATO PER DAR SPAZIO A MATERIE “INUTILI” PER MOLTI A DIFFERENZA DELLA PREPARAZIONE CHE AVVENIVA NEGLI ANNI LONTANI DOVE IL LABORATORIO DI LIUTERIA QUELLO DI VERNICIATURA, LO STUDIO DEL VIOLINO , LA FISICA ACUSTICA E LA TECNOLOGIA ERANO LE MATERIE FONDAMENTALI E LE PIU’ FORMATIVE E CON UN MONTE ORE MOLTO PIU’ ALTO.
NON DICO CHE OGGI NON ESCANO DALLA SCUOLA GIOVANI VALIDI; CE NE SONO E LO DIMOSTRANO CON LE LORO OPERE MA SONO CONVINTO CHE LA LORO PREPARAZIONE AVVIENE MOLTO SPESSO ANCHE AL DI FUORI DELLA SCUOLA GRAZIE AD UNA CITTA’ CHE CONSENTE CON TUTTA UNA SERIE DI ALTRE STRUTTURE DISPONIBILI LA POSSIBILITA’ DI APPROFONDIRE, CONFRONTARE, SVILUPPARE ECC
MA TORNANDO ALLA SCUOLA … NESSUNO SE NE E’ ACCORTO ? NESSUNO CONOSCE QUESTE PROBLEMATICHE ?
ANCHE QUANDO IL PRESIDE TORRISI GIUNSE AD UN PASSO DECISIVO PER TENTARE DI RISOLVERLO ALMENO IN PARTE – PERCHE’ LA SOLUZIONE IDEALE SAREBBE QUELLA DI CREARE UNA SCUOLA DAVVERO A LIVELLO UNIVERSITARIO POST DIPLOMA- FURONO PROPRIO ALCUNI LIUTAI CHE CONTANO A FAR FALLIRE IL PIANO FORSE PER PAURA DI AVERE TRA I PIEDI POI LIUTAI CON UNA GRANDE PREPARAZIONE CHE LI AVREBBERO MESSI IN DIFFICOLTA’ COSì COME FURONO ALCUNI DOCENTI DELLA SCUOLA I PIU’ ACERRIMI NEMICI DELLE INNOVAZIONI PER PAURA DI PERDERE IL LORO POSTO
E DA ANNI SI VA AVANTI PIU’ O MENO SULLA STESSA FALSARIGA CON QUALCHE CORSO INTERNO SICURAMENTE PREGEVOLOE MA CHE NON CAMBIA IL PROBLEMA DI FONDO
IL VERO PROBLEMA DELLA SCUOLA NON E’ QUINDI L’AUTONOMIA; QUELLO E’ UN FALSO PROBLEMA O UN PROBLEMA MINORE O UNO DEI TANTI PROBLEMI
INVECE DI AFFANNARSI A CHIEDERE DEROGHE I NOSTRI PARLAMENTARI E I TECNICI REGIONALI E I RESPONSABILI DOVREBBERO PENSARE ANCHE A RISOLVERE QUELLO BEN CHIARO A TUTTI MA CHE TUTTI STRANAMENTE SI RIFIUTANO DI VOLER AFFRONTARE LA NASCITA DI UNA SCUOLA…… A LIVELLO UNIVERSITARIO IL CHE RIDURREBBE ANCHE A LIVELLI ACCETTABILI IL NUMERO DEI LIUTAI “ LAUREATI” A CREMONA MENTRE OGNI ANNO SI DIPLOMANO UNA TRENTINA DI ALLIEVI E ANCHE DI PIU’ CHE POSSONO FREGIARSI DEL TITOLO DEL DIPLOMA DELLA SCUOLA SENZA AVERE MAGARI UNA PREPARAZIONE ADEGUATA
ARRIVO ANCHE A DIRE CHE SI MANTENGA PURE SE NON SE NE PUO’ FARE A MENO LA SCUOLA A QUESTO LIVELLO ( NON CERTO PER I LAUREATI ) MA CHE SI FACCIA ANCHE ALMENO IL SALTO DI QUALITA’ CON LA SCUOLA POST DIPLOMA
L’altro problema che hai sollevato riguarda la produzione artigianale, l’arte, la liuteria vera.
E’ importantissimo perché il tentativo di denigrare e affossare Cremona liutaria è in atto da anni da parte di molti altri paesi gelosi della nostra “ vitalità “ e tradizione ma purtroppo non senza alcune ragioni
Scoperto che la liuteria era una “miniera d’oro” perché Cremona si stava affermando nel mondo si aprirono botteghe sempre più belle sempre più in centro, giunsero liutai anche da altre scuole, sempre più allievi diplomati si fermarono e la città diventò la piu’ grande per botteghe e concentrazione di liutai.
Accanto a questa bella situazione che molti avevano addirittura sognato però alcuni “furbetti” iniziarono magari a fare i violini con l’aiuto del pantografo, altri a far fare tutto o in parte i loro strumenti ad allievi iniziando un commercio parallelo inserendovi magari la propria etichetta ( fatto discutibile ma che anche nelle botteghe antiche poteva avvenire bastava la supervisione del maestro ) Ma poi i furbetti proliferarono perché era sempre più facile vendere all’estero o a commercianti che arrivavano a Cremona specie dal Giappone strumenti magari fatti da altri ( la crisi economica non era alle porte ) Poi arrivarono dall’est anche i primi pezzi che si potevano assemblare, quindi i violini in bianco ed …….è storia attuale che molti sanno. Per difenderci da questi comportamenti anche di pochi ma non pochissimi e che denigrano l’immagine di Cremona bisognerebbe difendersi davvero per sostenere la qualità e la purezza degli strumenti della scuola classica cremonese E L’IMMAGINE DI CREMONA
Invece in questa situazione come tu hai sottolineato giustamente i responsabili ( politici, associazioni, enti ) sono rimasti a guardare. C’è stato il tentativo apprezzabile del Consorzio ma gli stessi liutai ( alcuni ovviamente ) hanno continuato non solo a fare i furbi e magari anche aderendovi si sono riservati la possibilità di continuare con la produzione “ esterna” . Per alcuni propria ma per altri magari come pare anche con schiavetti mal pagati.
Non per buttare la croce su di uno ( non certo l’unico ) ma solo per indicare il livello cui siamo giunti : mostra in Cina, un rappresentate “con tutti crismi dell’ ufficialità “ sorpres ad acquistare un certo numero di strumenti in bianco cinesi. Un fatto clamoroso mi pare no ? : ne parlano tutti i giornali ed il risultato ? Nulla, come se nulla fosse accaduto.
CREMONA NON DOVREBBE PER PRIMA COSA IMPEGNARSI A SALVAGUARDARE CHI LAVORA SENZA SCORRETTEZZE E ARTIGIANALMENTE ( ARTISTICAMENTE DIREI) ?
A COSA SERVE IL CONSORZIO ALTRIMENTI ? PERCHE’ NON SI AIUTANO VERAMENTE COLORO CHE SONO BRAVI E ONESTI ARTIGIANI E ARTISTI ?
LO SO CHE E’ DIFFICILE MA NON IMPOSSIBILE E SE L’AIUTO FOSSE CONSISTENTE MA SOPRATTUTTO I MEZZI DI CONTROLLO DELLA PRODUZIONE RIGOROSI SI POTREBBERO A MIO AVVISO “ RECUPERARE” QUEI LIUTAI SERI CHE ORA SONO TUTTI O QUASI SULL’AVENTINO E CHE SONO I PRIMI A “SOFFRIRE “ DI UN’ IMMAGINE NON CORRETTA DI CREMONA.
MA DOVREMMO SVILUPPARE ANCORA QUESTO ARGOMENTO !
Scusami non sono stato molto.. sintetico come avrei voluto e comunque grazie per avermi ” stuzzicato” perchè questi sono i temi che Cremona dovrebbe davvero affrontare e risolvere e che spero qualcuno che mi legge possa tenere in considerazione
Ciao buon onesto lavoro
Gualtiero Nicolini
ALTRA LETTERA.. SENZA RISPOSTA
ASSOCIAZIONE NAZIONALE LIUTERIA ARTISTICA ITALIANA
Oggetto Scuola di Liuteria Cremona
Cremona 15.10.2012
Caro Senatore Pizzetti,
un paio di mesi fa’ è stato pubblicata sulla stampa locale una tua lettera che ho ritenuto interessante in cui in sostanza dicevi che era giunta l’ora di trovare soluzioni “ unitarie” per la Scuola di Liuteria di Cremona.
Personalmente e il CDN Anlai abbiamo apprezzato il tuo intervento e quello della senatrice Fontana del Pd.
La stampa ha pubblicato anche - cremonaoggi.it - ( dopo che “La Provincia” aveva dedicato una pagina intera alla Scuola riprendendo gran parte del materiale fotografico e di testi del mio libro sui 70 anni dell’istituto che ha fatto seguito alla pubblicazione - che ebbe un notevole successo in passato – “Quarant’anni di Storia della Scuola Internazionale di Liuteria di Cremona “ libro che fu pubblicato anche in inglese per il mercato americano e giapponese con il titolo “ Two score years of Violin Making “ ) un mio intervento in cui plaudivo alla tua presa di posizione e a quella della sen Fontana.
Sono seguiti articoli e interventi anche del Presidente di Cremona del Centro di Formazione Professionale della Regione Lombardia e del presidente dell’ALI… poi da due mesi più nulla come se la nomina del prof Gamba a Dirigente Reggente della Scuola ed il corso presentato il 5 ottobre scorso avessero improvvisamente risolto tutti i problemi.
Potremmo sapere quali sono le tue proposte in merito al.. cambiamento e a che punto sono i tuoi contatti con le istituzioni e le forze politiche per la soluzione di questo problema che pareva ti stesse particolarmente a cuore e.. che si trascina da parecchio tempo per tornare ciclicamente alla ribalta ?
Grazie della risposta
Distinti saluti
Lettera a Pizzetti,
la liuteria necessita
di soluzioni unitarie
LETTERA APERTA ALL'On. PIZZETTI
Caro Pizzetti,
nei giorni scorsi in risposta ad un intervento del m° Primo Pistoni ho inviato una mia… “lettera a un liutaio”, intervento sicuramente molto polemico pubblicato su “ Cremonaoggi”, su alcuni altri organi di stampa e su pagine di Fb in cui esprimevo alcune considerazioni sugli “errori” (ovviamente a mio avviso) compiuti in questi ultimi anni che mettono in difficoltà la liuteria e la città.
Il m° Pistoni è uno dei liutai maggiormente considerati per le sue capacità e la serietà ma abbiamo visto di recente altri autorevoli interventi di liutai, anche affermati vincitori di prestigiosi concorsi internazionali, prendere posizione contro il Consorzio, contro l’Ente Fiera e Mondomusica, contro il Museo del Violino, contro molte delle scelte operate dai nostri rappresentanti politici locali ecc.
Questa mio intervento non è affatto polemico ma vuole essere propositivo così come riteniamo lo sia stato l’intervento Anlai, pubblicato di recente, con proposte per Mondomusica 2013 e per Mondomusica a New York .
La liuteria e la città hanno bisogno ora di trovare soluzioni unitarie.
Apprezzo quindi la disponibilità tua e dell’altra parlamentare Pd e pertanto della forza politica che rappresentante, di cercare di trovare soluzioni concrete per la Scuola di Liuteria cui “La Provincia” ha dedicato una pagina intera con la sua storia tramite il mio libro, e per la formazione liutaria.
Da anni l’Anlai sottolinea l’anacronismo di una scuola frequentata da laureati di ogni parte del mondo che si conclude con un esame di maturità e la “consacrazione” di almeno una trentina di liutai ogni anno con una formazione non sempre adeguata. Non aggiungo altro perché rimando a quanto scritto in “LETTERA AD UN LIUTAIO”.
L’unica uscita (e lo ribadiamo per l’ennesima volta), sempre a nostro parere, è proprio una scuola post diploma ad alta formazione e a numero chiuso che possa essere il vanto per la liuteria cremonese a livello mondiale e che Cremona meriterebbe.
Se si inizia dalla formazione si potrebbero anche affrontare seriamente gli altri problemi come quello fondamentale e che l’Anlai sta cercando di risolvere come “lo strumento davvero DOC certificato in tutte le fasi della lavorazione dalla scelta del legno, alla stagionatura, alle varie fasi di esecuzione agli accessori il tutto certificato da un CONSORZIO VERO e documentato e sino alla fase acustica: la…”filiera del violino” . Il progetto sarà presentato in ottobre e vorremmo allora confrontarci anche con questo studio con chi vuole seriamente e concretamente tentare di risolvere il problema della liuteria a Cremona ormai troppo vilipesa e contestata a torto ma anche a ragione.
Gualtiero Nicolini
Presidente Anlai
DOVE E QUANDO E' NATO STRADIVARI E CHI LAVORO' NELLA SUA BOTTEGA
La clamorosa verità RIVELATA su Antonio Stradivari
Già nel gennaio del 1929 sulla rivista mensile illustrata Brescia ( ANNO VII) Don Romolo Putell, parroco di Breno, alla luce di sue ricerche e riferendosi alla notizia di un frate cremonese che avrebbe trovato documenti in un vecchio armadio adombrava l’ipotesi che Antonio Stradivari fosse nato in Valle Camonica.
Pur non essendo riuscito a documentare alcuna presenza del cognome Stradivari nei vari registri delle anime nei comuni camuni sosteneva la possibilità che il padre Alessandro avesse per vari possibili ragioni “ trasmigrato il cognome nativo “ assumendo quindi la nuova identità.
La recente scoperta di una biografia del frate che confessava negli ultimi anni della sua vita il grande maestro cremonese da invece ragione all’ipotesi di un collegamento con la Valle Camonica, da cui sarebbe stata originaria appunto la madre.
Nel documento si afferma infatti che il grande liutaio nacque a Cremona a causa del parto prematuro per il grande caldo di quel giorno e del viaggio molto faticoso dalle montagne bresciane dove ovviamente era originaria o dove la famiglia dimorava.
In realtà esisteva anche un Breno nei pressi di Bergamo oggi Sumbreno dove sarebbe nata la mamma di Antonio Stradivari e dove ancor oggi esistono molte persone che hanno tale cognome e ciò spiegherebbe anche la dimora di Alessandro e il lavoro di boscaiolo nelle valli bergamasche
E sarebbe così comunque spiegato il fatto di definirsi correttamente "cremonensis” anche se nella parrocchia di San’Agostino nella cui piazza avvenne la nascita improvvisa proprio nella giornata centrale di quel torrido mese di agosto non si sono trovati documenti del battesimo, che potrebbe essere stato comunque celebrato alcuni giorni dopo anche in altra parrocchia della città.
La data esatta è il 14 agosto in piazza Sant’agostino a Cremona in una giornata caldissima e a cauysa del lungo viaggio in carrozza appunto da Breno
Questo ed altro come i segreti di bottega anch'essi ritrovati di recente sono ora chiari tra cui le note con cui Stradivari pagava i suoi allievi e le bozze delle lettere inviate ai grandi della terra del suo periodo, con le annotazioni delle varie spedizioni.
E anche qui notizie clamorose e affermazioni e certezze spazzate via tanto da dover necessariamente riscrivere quasi completamente la storia della liuteria cremonese.
Come la presenza in bottega di Giovan Battista Guadagnini, che vari studiosi davano per assolutamente falsa, ma quella ancor più clamorosa dell’altro più grande liutaio cremonese accanto ai figli Omobono e Francesco.
Quindi ancora una importantissima precisazione . Il conte Cozio di Salabue NON AVEVA assolutamente MENTITO anche se aveva scritto di suo pugno gli appunti sulle etichette dei violini perche' non faceva riferimento alle date della costruzione dei violini come molti hanno creduto.
E anche in questo caso si spazzano via libri, scritti , sicure affermazioni, supposizioni .
Poche note queste che il periodo e la possibilità di non poter portare a termine la pubblicazione mi spinge a divulgare
MA SICURAMENTE DI ENORME IMPORTANZA e che spero di poter dare alle stampe se ..tutto andrà bene
VIOLINO DOC E COLLEGIO PERITALE
L'ANLAI E LA COSTRUZIONE DEGLI STRUMENTI AD ARCO
Una delle principali nostre " battaglie" è la tutela della costruzione degli strumenti ad arco secondo il metodo classico e le botteghe dei maestri liutai che correttamente lavorano.
Da troppo tempo assistiamo a operatori senza scrupolo che profittando magari del nome di Cremona o dell'ignoranza di molti e grazie anche a qualche complicità offrono sul mercato strumenti costruiti da allievi, da altri liutai, magari assemblati o acquistati in bianco da paesi dell'Est o dalla Cina e vi inseriscono le loro etichette.
I guadagni sono notevoli i danni all'immagine della liuteria italiana e di Cremona ancor più notevoli anche perchè all'estero questo è notorio e anche se fosse un fenomeno limitato ( e purtroppo non lo è ) finisce per danneggiare anche chi lavora onestamente
Da qui la proposta Anlai di un VIOLONO DOC. Chi aderirà a questo progetto dovrà sottoporsi a un controllo continuo e in ogni fase della lavorazione che sarà documentato visivamente 24h/su 24 tramite registrazione in modo che sia impossibile ogni " sofisticazione"
Sono previsti controlli sul materiale, sull'acustica e sulla qualità di ogni fase.
Altra battaglia che l'ANLAI conduce da tempo è la costituzione di un COLLEGIO PERITALE che esisteva agli inizi del '900 costituito dai liutai più importanti e riconosciuti che operano in Italia e che erano in grado di soppiantare il giudizio spesso interessato di liutai commercianti stranieri che oggi fanno il bello e cattivo tempo e certificano magari senza alcuna prova scientifica opere dei liutai cremonesi classici.
Violino Doc Anlai
I NOSTRI OBIETTIVI SONO :
DIFFUSIONE DELL’ETICA PROFESSIONALE NELLA LIUTERIA ITALIANA
IL VIOLINO DOC
IL COLLEGIO PERITALE
DIFFUSIONE DELL’ARTE LIUTAIA ITALIANA
DIFFUSIONE DELLA MUSICA AD ARCHI A CORDA E A PLETTRO
Lettera scritta da Gualtiero Nicolini - presidente Anlai
Caro direttore,
da tempo l’Anlai denunciava inascoltata il fatto che alcuni liutai acquistavano strumenti in bianco e che Cremona stava rischiando di compromettere la sua immagine se non addirittura il riconoscimento dell’Unesco. Ricordo una mia intervista a Mondo Padano cui segui un enorme scalpore e altre interviste in cui una serie di maestri liutai con sdegno respingevano quella che definivano un’illazione.
Partecipai anche ad una trasmissione in Tv unitamente a molti esponenti di associazioni e istituzioni del settore durante la quale tutti dichiararono che il fenomeno o era inesistente o circoscritto a qualche “giovane” liutaio ribadendo in pratica che… l’Anlai gettava fango senza motivo.
Abbiamo continuato comunque a ribadire la nostra posizione invitando gli enti cremonesi a porre in atto azioni di controllo e di tutela della qualità degli strumenti ad arco perché Cremona deve la sua fama agli strumenti classici del passato e alla attuale produzione di alta qualità perché, lo abbiamo detto e lo ribadiamo, ci sono molti seri liutai a Cremona che lavorano seriamente e che proprio per questo andrebbero tutelati.
Ebbene oggi sul giornale locale è apparso un articolo in cui non solo si ammette che da tre o quattro anni la città è invasa da strumenti cinesi, rumeni, bulgari, da strumenti assemblati e via di seguito, ma c’è chi dichiara candidamente (ma almeno ha il coraggio di dirlo) che ha una triplice produzione nella sua bottega tra cui appunto quella di strumenti acquistati “intagliati all’estero principalmente in Germania…”.
Certamente è sempre meglio di chi acquista in bianco e poi non si vergogna di inserire la sua etichetta! Ma non è questo il punto così come il problema della qualità non si risolve con l’autocertificazione. Se qualcuno ha avuto il coraggio di firmare violini cinesi figuriamoci se si ferma di fronte ad una auto certificazione!
Ribadiamo ancora una volta la nostra proposta lineare ci devono essere i controlli da parte di una commissione seria ed esterna che possa certificare una produzione di qualità. E’ vero che qualche liutaio può rifiutarsi di aderire o di sottoporre la sua produzione al controllo ma poi non si può lamentare mentre coloro che aderiscono e accettano sarebbero tutelati e potrebbero garantire una produzione di qualità. Questa è a nostro avviso l’unica seria via da percorrere nella speranza che ormai non sia davvero troppo tardi.
IN CONFERENZA AL CASTELLO SFORZESCO DI MILANO, INTRODOTTI ALCUNI REPERTI PROVENIENTI DALL’ARCHIVIO ANTONIO SGARBI. IN UNO VIENE EVIDENZIATO UN NUOVO INTERESSANTE SISTEMA PER COSTRUIRE VIOLINI
I segreti di Antonio Stradivari svelati nei documenti del liutaio romano Fernando Simone Sacconi.
Una particolare tecnica costruttiva di un violino
È stata presentata ieri (9 giugno) al Castello Sforzesco di Milano – nelle giornate dell’Academia Cremonensis presso la Fondazione Monzino –, durante la conferenza Da Antonio Stradivari a Giuseppe Fiorini e Fernando Simone Sacconi: i segreti di Stradivari del professor Gualtiero Nicolini, presidente dell’Anlai, una serie di documenti, disegni, modelli, ricette, lettere e giornali del liutaio romano Sacconi, così importante per la liuteria italiana e per Cremona.
Si tratta di reperti provenienti dall’archivio Antonio Sgarbi, conservatore del Conservatorio Bellini di Palermo, che risalgono agli anni 1916-1919 e che testimoniano l’interesse e l’impegno per il metodo classico cremonese di Sacconi sin dagli anni della sua giovinezza.
Tra l’altro, come mostrato nelle fotografie del servizio, è stato presentato un particolare sistema costruttivo del Sacconi che ha destato notevole interesse. I documenti che sono ora attentamente valutati saranno esposti a Pisogne durante la sesta edizione del Concorso internazionale di Liuteria Anlai in programma ai primi di ottobre.
L' Anlai in collaborazione con " Il Portale dedla Liuteria", la rivisita online diretta dal maestro liutaio Claudio Rampini, ha organizzato un convegno sulle vernici in liuteria il 30 maggio presso la Sala Puerari di via Ugolani Dati a Cremona .
Il Convegno si è tenuto anche grazie al patrocinio e alla collaborazione con il Comune di Cremona.
La scelta della data è stata importante il 30 maggio appunto per ricordare il grande maestro liutaio Fernando Simone Sacconi di cui ricorre in questo giorno l’anniversario della nascita. Sacconi con i suoi studi e con la pubblicazione del suo libro “I segreti di Stradivari” scritto a Cremona ha affrontato con grande impegno il tema della vernice e della preparazione del legno sull’esempio anche di Giuseppe Fiorini con il quale si era spesso confrontato su questi temi. Il convegno quindi ha affrontato il tema della vernice nel settore del restauro con una relazione del m° liutaio Igor Moroder “Le vernici in liuteria e nel restauro di grandi strumenti classici”. E' seguita quindi una relazione del m° Gabriele Carletti autore di importanti saggi sui temi della liuteria ed in particolare delle vernici “Rapporto tra verniciatura e suono di un cordofono ad arco con particolare riferimento alla vernice classica italiana nei confronti del suono italiano.”
Il m° Claudio Rampini ha poi affrontato il tema “Antiche vernici ad olio: possibili approcci e metodiche di applicazione nella liuteria moderna”. E' seguita quindi una “Discussione sull’uso moderno delle vernici ad olio realizzate secondo ricette e tradizioni antiche, esperienze con resine, oli ed pigmenti” con gli interventi anche di altri due liutai Edo Sartori e Giovanni Berchicchi.
Dopo le relazioni si è tenuta una tavola rotonda dal titolo “Opinioni a confronto”.
Il convegno è stato ripreso in diretta streaming
Data l'importanza e la riuscita del convegno tenutosi anche in collaborazione con " Il Portale della Liuteria" rivista online è stato deciso che sarà ripetuto ogni anno a Cremona o in altre città
DOVE E QUANDO E' NATO STRADIVARI E CHI LAVORO' NELLA SUA BOTTEGA
La clamorosa verità RIVELATA su Antonio Stradivari
Già nel gennaio del 1929 sulla rivista mensile illustrata Brescia ( ANNO VII) Don Romolo Putell, parroco di Breno, alla luce di sue ricerche e riferendosi alla notizia di un frate cremonese che avrebbe trovato documenti in un vecchio armadio adombrava l’ipotesi che Antonio Stradivari fosse nato in Valle Camonica.
Pur non essendo riuscito a documentare alcuna presenza del cognome Stradivari nei vari registri delle anime nei comuni camuni sosteneva la possibilità che il padre Alessandro avesse per vari possibili ragioni “ trasmigrato il cognome nativo “ assumendo quindi la nuova identità.
La recente scoperta di una biografia del frate che confessava negli ultimi anni della sua vita il grande maestro cremonese da invece ragione all’ipotesi di un collegamento con la Valle Camonica, da cui sarebbe stata originaria appunto la madre.
Nel documento si afferma infatti che il grande liutaio nacque a Cremona a causa del parto prematuro per il grande caldo di quel giorno e del viaggio molto faticoso dalle montagne bresciane dove ovviamente era originaria o dove la famiglia dimorava.
In realtà esisteva anche un Breno nei pressi di Bergamo oggi Sumbreno dove sarebbe nata la mamma di Antonio Stradivari e dove ancor oggi esistono molte persone che hanno tale cognome e ciò spiegherebbe anche la dimora di Alessandro e il lavoro di boscaiolo nelle valli bergamasche
E sarebbe così comunque spiegato il fatto di definirsi correttamente "cremonensis” anche se nella parrocchia di San’Agostino nella cui piazza avvenne la nascita improvvisa proprio nella giornata centrale di quel torrido mese di agosto non si sono trovati documenti del battesimo, che potrebbe essere stato comunque celebrato alcuni giorni dopo anche in altra parrocchia della città.
La data esatta è il 14 agosto in piazza Sant’agostino a Cremona in una giornata caldissima e a cauysa del lungo viaggio in carrozza appunto da Breno
Questo ed altro come i segreti di bottega anch'essi ritrovati di recente sono ora chiari tra cui le note con cui Stradivari pagava i suoi allievi e le bozze delle lettere inviate ai grandi della terra del suo periodo, con le annotazioni delle varie spedizioni.
E anche qui notizie clamorose e affermazioni e certezze spazzate via tanto da dover necessariamente riscrivere quasi completamente la storia della liuteria cremonese.
Come la presenza in bottega di Giovan Battista Guadagnini, che vari studiosi davano per assolutamente falsa, ma quella ancor più clamorosa dell’altro più grande liutaio cremonese accanto ai figli Omobono e Francesco.
Quindi ancora una importantissima precisazione . Il conte Cozio di Salabue NON AVEVA assolutamente MENTITO anche se aveva scritto di suo pugno gli appunti sulle etichette dei violini perche' non faceva riferimento alle date della costruzione dei violini come molti hanno creduto.
E anche in questo caso si spazzano via libri, scritti , sicure affermazioni, supposizioni .
Poche note queste che il periodo e la possibilità di non poter portare a termine la pubblicazione mi spinge a divulgare
MA SICURAMENTE DI ENORME IMPORTANZA e che spero di poter dare alle stampe se ..tutto andrà bene
il Cdn ha approvato la proposta da inoltrare al presidente della Commissione Toponomastica del Comune di Cremona di intitolare al M' Giuseppe Fiorini "almeno" il centro di Piazza Marconi , il "viale " che conduce al Palazzo dell'Arte e al Museo del Violino, il che sarebbe un piccolo segno di riconoscenza dopo oltre ottant'anni per il dono dei cimeli stradivariani alla città di Cremona.
il Cdn ha quindi approvato la proposta del trasferimento della sede Anlai da Cremona ad altra città riservandosi la scelta tra Roma, Napoli o Milano in considerazione delle richieste ricevute e nel contempo ha deciso la risoluzione dell'attuale contratto di affitto.
Approvata inoltre la Settimana Chitarristica di Pisogne che si svolgerà dal 18 al 23 giugno p.v. , il concerto del 19 giugno nelle sale panoramiche del Castello Sforzesco di Milano con Francesco Taranto e la chitarra Gualazzini e la terza edizione di Cremona Classica Eventinmusica in collaborazione con Cremona 1 TV.
Il CDN ha deciso inoltre di non aderire con l'evento a Cremona partecipata non avendo avuto collaborazione. Per lo stesso motivo viene annullata la manifestazione Mille violini suonati dal vento, che avrebbe dovuto svolgersi in settembre. Approvata invece la collaborazione per il Concorso di Santa Cecilia ed il suo regolamento, confermato il rinnovo della collaborazione con la Città Invibile di Catania . Confermati il concerto a Sibari e la presentazione a Londra del progetto con il ricercatore L.A. sui nuovi materiali di cui si parlerà appena possibile in maniera ufficiale. E' stato quindi relazionato in merito allo stage presso l'Anlai di Carlos Duncan dell'Universita di Parigi ed in merito alle incongruenze di una laurea magistrale in restauro di strumenti musicali e restauro di apparecchiature scientifiche e tecniche oltretutto costosissima e aperta solo a 5 eletti che dovrà iniziare prossimamente il suo iter
RELAZIONE DEL PRESIDENTE ANLAI AL CONVEGNO DI COSENZA 14 Novembre 2013
BISIGNANO RISUONA LA STORIA DI UN BORGO CHE VIVE
Comune di Bisignano - Provincia di Cosenza -Fondazione Carical-CCIAA Cosenza- BCC Mediocrati
La liuteria è sicuramente un settore di nicchia, come si suol dire, specie in Italia dove la musica, che è stata un elemento importantissimo nel passato, è relegata ora dai nostri governanti e ormai da tempo, in una situazione pietosa.
Mi riferisco allo studio della musica nelle scuole che è praticamente inesistente, mi riferisco alle leggi sui conservatori che sono le più assurde, mi riferisco alla legislazione sui teatri, sulle orchestre, sui concorsi per l’accesso all’insegnamento e potrei continuare sottolineando anche esempi delle tantissime lacune, delle incongruenze, degli intoppi burocratici, delle incapacità, delle incompetenze legislative ….ma ve le risparmio.
Piange il cuore vedere quando siamo all’estero in quasi tutti i paesi europei giovani che girano per le città con in mano o a tracolla strumenti musicali, cosa che non vediamo quasi mai qui in Italia ; al massimo possiamo vedere qualche giovane con la chitarra ed è già comunque qualcosa.
Piange il cuore vedere sempre all’estero i teatri pieni di giovani che assistono ai concerti, alle opere, ai balletti ed invece qui da noi nei teatri .. quasi nessun giovane
Qui semmai li vediamo anche in folle oceaniche attratti da “Amici” e dalle selezioni di “ X factor” ed anche nei concerti musica leggera ed è già , ripeto, comunque qualcosa.
Ma non voglio divagare volevo solo sottolineare che in un sistema di questo tipo a livello nazionale, viste queste premesse ed il disinteresse dei nostri governanti per la musica in generale, malgrado il gloriosissimo passato, la liuteria non può essere in Italia un fenomeno di massa.
Eppure musica significa linguaggio universale, significa armonia, comprensione, collaborazione. A questo proposito desidero fare un esempio concreto: ho organizzato per alcuni anni con la Disma, l’associazione che raggruppa importatori ed esportatori di strumenti musicali, un concorso nelle scuole.
Seguivo solamente il settore delle ricerche. mentre altri si interessavano dei piccoli complessi scolastici che venivano invitati ad esibirsi e ad effettuare delle registrazioni per la loro partecipazione al concorso.
Il mio compito era quindi riferito solo alle ricerche che dovevano vertere su di un argomento musicale, su un autore classico ad esempio, o su uno strumento musicale, sulle tradizioni musicali ecc
Unica clausola richiesta era ovviamente quella che le ricerche dovevano essere interdisciplinari.
L’invito arrivava quindi dalla Disma a tutte le scuole d’ Italia con manifesti, locandine, pieghevoli, materiale divulgativo ecc eec e… questi eranopoi i risultati: il 99.9 % degli istituti ... non aderiva.
1) perché le segreterie cestinavano subito l’invito appena arrivato
2) perché, se l’invito arrivava ai direttori didattici, quasi tutti lo fermavano
3) perché, se la proposta arrivava al Collegio docenti, se già non era stato fermato dal Consiglio di Istituto, in genere quasi tutti lo bocciavano
4) Risultato finale era appunto che partecipava al concorso l’1 per mille delle scuole : si e no un centinaio di classi in totale in tutta ITALIA .
Il motivo ? La paura di dover lavorare troppo ? La paura di confrontarsi? Il timore di perdere qualche ora che poteva essere dedicata ad altre materie ?
Eppure quando arrivavamo alle premiazioni a Rimini i docenti di quelle pochissime classi che avevano deciso di partecipare ci dicevano entusiasti che l’esperienza era stata molto positiva, che quella ricerca interdisciplinare aveva coinvolto veramente tutti i loro allievi, anche coloro che sempre si erano dimostrati in passato i più svogliati e refrattari allo studio e disinteressati ad ogni stimolo, che si erano invece in questa occasione impegnati seriamente accanto agli altri allievi della classe sulla ricerca, sullo strumento musicale e magari avevano costruito insieme uno violino di carta o un flauto con una canna di bambù ….faccio solo degli esempi.
La classe ne aveva guadagnato in disciplina, in collaborazione, nell’ interesse anche per le altre materie. Si era riusciti ad amalgamare tra loro i giovani, a suscitare in loro l’ interesse per lo studio in genere ad instaurare un clima di collaborazione tra di loro che andava oltre le ore di lezione E questo in ogni classe che aveva partecipato al concorso.
Scusate la premessa forse troppo lunga ma, stando così le cose non è certo possibile pretendere che liuteria possa essere nel nostro paesequalcosa di più di un piccolo mondo molto ristretto.
Ma la liuteria interessa innanzi tutto i nostri musicisti quelli del settore cioè chi suona e chi studia gli strumenti ad arco, a pizzico, a plettro.
Interessa i collezionisti; parlo soprattutto ovviamente e specialmente per gli strumenti ad arco che hanno raggiunto quotazioni astronomiche. Uno Stradivari, un Guarneri del Gesù o uno strumento degli altri Guarneri, di Ruggeri o Bergonzi per citare qualche nome, hanno oggi quotazioni impensabili nelle aste di Christie’s di New York o dei Sotheby di Londra ( è di questi giorni l’asta del violino del Titanic che è stato battuto a un milione di euro ) ma notevoli valori sono stati raggiunti anche per gli autori dell’ ottocento come un Pressenda o un Rocca ad esempio per dire due nomi qualsiasi ed anche per liutai del primo novecento e addirittura anche per la liuteria moderna e contemporanea le quotazioni sono oggi molto alte.
Le opere liutarie hanno avuto infatti in questi anni una rivalutazione elevatissima e sono considerate uno dei beni rifugio più interessanti.
Addirittura banche e fondazioni hanno acquistato strumenti di grandi liutai del passato e i grafici di rendimento degli ultimi 20 anni mettono appunto gli strumenti musicali tra i primi posti come maggiore utile investimento.
La liuteria quindi interessa il commercio con l’estero La vendita all’estero dei nostri prodotti ha come aspetto negativo il depauperamento del nostro patrimonio artistico in quanto malgrado esistano seri vincoli all’esportazione di opere d’arte quasi tutti i commercianti - sia italiani che stranieri - non li rispettano e/o sanno come aggirarli. Ma, restando comunque nel campo degli strumenti moderni e contemporanei, la vendita all’estero è un importante aiuto alla bilancia commerciale del nostro paese.
La liuteria infine interessa il turismo
A questo proposito ho apprezzato e condiviso la relazione e lo studio della dott.ssa Francesca Alonzo che è alla base di questo convegno.
Vorrei dare solo alcuni dati a riferiti a Cremona in quest’ultimo periodo;
grazie alla inaugurazione del Museo del violino in un solo mese sono giunti appositamente in città 8 mila visitatori e le casse dell’ente hanno registrato un’ entrata di 130 mila euro (per la verità se ne sono spesi in 4 mesi un milione e 400 mila ma questa è un’altra storia anche perché bisognava mettere la struttura a regime e vedremo inoltre come poter risolvere il problema della manutenzione di questo palazzo e delle collezioni)
Voglio solo sottolineare che 8 mila persone e 130 mila euro di entrate sono cifre di un certo valore ed un fattore molto positivo che devono far riflettere anche altre realtà.
Altro argomento interessante che vorrei evidenziare relativo alla liuteria sono i Concorsi anch’essi molto importanti per far conoscere le località ove si svolgono e incrementare il turismo.
Come Anlai, senza falsa modestia, posso dire che siamo l’unica associazione che li organizzano in alcuni settori e una delle poche in altri .
Nel campo degli strumenti ad arco in Italia infatti vi è un solo concorso importantissimo che è la Triennale degli strumenti ad Arco di Cremona che ha però dei costi elevatissimi. Richiama ogni tre anni circa 6oo liutai da tutto il mondo, ha una giuria strepitosa in ogni edizione ma appunto costosissima e a volte anche molto interessata.
L'Anlai organizza annualmente un concorso nazionale che è giunto ormai alla ottava edizione ed in precedenza ne abbiamo organizzati altri otto a Baveno come Ali Si trattava di un concorso biennale pertanto abbiamo coperto un periodo temporale di 16 anni ed in conclusione questo in settore siamo …. sulla “ breccia “ da oltre 24 anni !
Organizziamo sempre come Anlai anche il concorso internazionale - unico al mondo - per strumenti ad arco antichizzati che è giunto alla sua quinta edizione ( mi riferisco al concorso Anlai di Pisogne).
Abbiamo infine organizzato anche tre concorsi per “ copie di strumenti antichi “, un concorso di chitarra classica a Cremona mentre a Baveno abbiamo organizzato altre quattro edizioni di un concorso internazionale sempre di chitarra classica
Tutto ciò premesso, possiamo dire che l’Anlai ha una esperienza che nessuno in Italia e in quasi tutta Europa e nel mondo può vantare.
Rimanendo in questo settore mi sembra giusto ricordare i concorsi sicuramente importanti con i quali non abbiamo alcun collegamento: quello di Celano in provincia di L’Aquila e quello di Monterotondo località sita vicino a Roma
Vorrei quindi sottolineare il fatto che località come Baveno e Pisogne sono diventate famose per la liuteria ( e per tutti coloro che seguono questo settore e si muovo attorno alla liuteria) , non solo in Italia ma in tutto il mondo poiché ad ogni edizione hanno partecipato liutai che provenivano da 40 e anche 50 nazioni di tutti i continenti e quindi ne hanno parlato giornali, tv ecc a livello internazionale
Posso sottolienare l'importanza di Bagnacavallo, la cittadina romagnola che ha dato i natali al m° Lucci, che ha visto per una trentina di anni la realizzazione di un concorso e della mostra mercato che erano diventati un punto di riferimento per tutta la liuteria italiana
Nel corso degli anni nel periodo che va dell’inizio ottocento alla fine del novecento, accanto a grandi città che organizzarono concorsi importanti come Milano,Torino, Roma, Napoli, Firenze, Bologna, Genova, Palermo ecc ci sono state altre città più piccole come Cremona ( famoso il concorso del Bicentenario stradivariano voluto da Farinacci e costato un miliardo di lire di allora e quello poi del 1949 e successivamente le varie biennali degli anni sessanta che hanno preceduto la triennale degli strumenti ad arco ) ma anche Ascoli Piceno, Modena, Padova quindi Pegli, Ortona.
Piccole cittadine come queste ultime sono diventate famosissime nel mondo sempre per il settore liutario come Bagnacavallo, Baveno, Pisogne e recentemente si è unita anche Mozzate dove nel suo castello del Seprio si è tenuto il 7° concorso nazionale di liuteria classica.
Bisignano ha avuto anch’essa di recente il suo 1° concorso di liuteria di chitarra classica così come ha avuto per tanti anni una scuola di liuteria importantissima.
A questo proposito le scuole di liuteria sono anch’esse molto importanti nel panorama liutario perché sono quelle che creano gli artigiani e gli artisti del settore.
In Italia ovviamente la più famosa è quella Cremona, la scuola che ha ormai 75 anni e in cui sono stati diplomati coloro che oggi sono considerati i migliori liutai italiani Francesco Bissolotti, Gio Batta Morassi e Renato Scrollavezza per citare i più famosi.
Lo stesso Scrollavezza ha creato poi la scuola di Liuteria di Parma che è stata annessa per anni al Conservatorio e all’Università
Altra scuola importante che si dedica anche agli archi, al restauro e alle copie degli strumenti antichi è la Scuola civica di Liuteria di Milano. Poi abbiamo quella di Gubbio del compianto maestro Guerriero Spataffi indirizzata principalmente alle chitarre ed infine la Scuola di Pieve di Cento in provincia di Bologna che ha più che altro un indirizzo hobbistico.
Bisignano aveva la scuola che si rifaceva alle tradizioni dei De Bonis che è stata chiusa otto anni fa e che pare possa finalmente riaprire i battenti il prossimo anno se le notizie che ho non sono errate
Si sta aprendo in questi giorni una scuola a Sesto fiorentino così detta la scuola toscana che dovremo valutare al più presto. Ci sono stati inoltre in passato alcuni corsi anche importanti in varie parti d’Italia così come ogni tanto leggiamo come in questi giorni magari su fb che se ne aprirà uno a Roma a Santa Cecilia.
Voglio citare invece il corso tenutosi a Marineo presso Palermo alcuni a anni fa in cui fu coinvolta l’Anlai. Fu un corso che vide la formazione di alcuni liutai di un certo spessore che operano oggi in Sicilia e che è stato chiuso malgrado la sua positività dalla Regione con un dispendio di denaro assurdo non tanto per il corso ( anzi le spese erano state molto limitate in questo senso ) quanto per aver buttato via una esperienza estremamente positiva per aprire altre strade inutili senza alcuna prospettiva di impiego e solo per motivi clientelari
Tornando alle scuole serie c’è da sottolineare che richiamano molti allievi spesso anche dall’estero. Vi è quindi la necessità che siano a numero chiuso
A Cremona in questi 75 anni ci sono stati allievi di un centinaio di nazioni ma presenze di stranieri si registravano e si registrano anche in altre scuole specie a Gubbio e a Parma
Ci sono quindi anche i corsi di archetti, i corsi di chitarra classica , corsi di strumenti a pletto e a pizzico, corsi di arpa ecc.
A parte l’esperienza recente del museo del violino e la sua Scuola, Cremona da tempo esercita grande intesse turistico soprattutto per i capolavori dell’arte classica dagli Amati ( a cominciare dal “Carlo IX di Francia” di Andrea agli strumenti di Nicola detto il grande ) agli Stradivari ( il Cremonese 1715, il Vesuvio ecc ) e agli altri strumenti classici da Guarneri del Gesù, a Ruggeri , Bergonzi ecc ma anche e soprattutto per i cimeli stradivariani donati a Cremona dal maestro liutaio Giuseppe Fiorini di Bologna
Una parentesi doverosa : questo grandissimo personaggio cui si deve la rinascita della liuteria italiana nell’ottocento, osannato in Germania dove si era trasferito e divenuto capo della associazione liuteria tedesca è stato bistrattato in patria e neppure ringraziato concretamente per il grandissimo dono da lui profumatamente oltrettutto pagato direttamente ( 100 mila lire negli anni venti !!) a costo di grandi sacrifici personali e che meriterebbe davvero qualcosa di grande
Cremona, ingrata, invece ancora oggi non gli ha dedicato neppure una strada, una statua e solamente una inutile lapide !
Veniamo quindi alle mostre. Non possiamo non parlare di Mondomusica un salone importantissimo, il più importante in Italia per gli strumenti ad arco che si tiene ogni fine settembre e che da alcuni anni è dedicato anche al pianoforte oltre che agli strumenti ad arco. E’ una manifestazione importantissima ma che sta compiendo ultimamente, a mio avviso, errori madornali in quanto organizza anche una specie di un suo “doppione” negli Usa ( “Mondomusica a New York” ) con il risultato di non rendere indispensabile la presenza a Cremona di coloro che possono quindi evitare la trasferta, ma anche perché consente l’esposizione di strumenti di fabbrica ed infine perché non riesce a creare un dialogo con la maggior parte dei maestri liutai di Cremona ecc
Accanto a Mondomusica ci sono da segnalare le mostre della Disma esempio quella di Sarzana importante per la chitarra ( classica ed elettrica) e quella di Bologna che nel passato aveva trovato sede a Rimini e a Milano
Un esperienza interessante si è tenuta in questi anni a Mutignano un paese intero degli Abruzzi aperto alla esposizione di strumenti
Sto volutamente facendo dei flash per indicare manifestazioni, mostre concorsi, la presenza di scuole ecc come punti di richiamo ed importanti per convogliare l’attenzione ed anche la presenza in questi luoghi di molti visitatori
Un altro esempio: come Anlai abbiamo organizzato quest’anno alcune mostre di grande risonanza a Pisogne : “I grandi quartetti della liuteria italiana” dove abbiamo presentato una quindicina di quartetti - strumenti di non facile reperimento e di grande interesse - dell’ottocento e del primo novecento di grandi autori italiani e “Omaggio a Mario Maggi” in pratica l’esposizione di un museo di strumenti musicali di ogni tipo e di quindi grande interesse e successivamente a Rimini nel Museo della città abbiamo organizzato in collaborazione con il Comune la mostra “ L’arte del suono; il mestiere del liutaio” con quadri del Baschenis, del Bettera ecc che ritraevano strumenti musicali , con sculture es di Floriano Bodini ( il bozzetto della statua di Stradivari bambino ) e quindi con opere di grandi liutai della scuola emiliano romagnola da Soffritti, Pollastri, Bignami Capicchioni Utili, ecc sino ai giorni nostri, spiegando inoltre la costruzione dello strumento con i lavori delle scuole della Regione. Moltissimi i concerti, la presentazione di opere liutarie, conferenze ecc
Vorrei citare anche una mostra sempre organizzata dalla nostra associazione a Pisogne mostra di chitarre bettenti, una conferenza con un concerto del m° Loccisano con la chitarra battente tenutesi alcuni anni fa’ per indicare che i De Bonis non sono certo una novità e una scoperta per noi dell’Anlai
Due righe solo per sottolineare che l’Anlai organizza anche molti concerti e masterclass e ha rapporti di grande importanza e amicizia con maestri tra i più famosi che sono stati anche presidenti dei vari concorsi da Zakhar Bron a Yuri Bashmet, Uto Ughi, Roby Lakatos Cristiano Rossi, Massimo Quarta e al grande e compianto Slava Rostropovich
La mia relazione poterebbe ora essere molto più lunga ed esaustiva per passare in rassegna la liuteria in generale, i grandi liutai e la situazione attuale in Italia della liuteria
Molti sono i lati positivi ma molti anche quelli molto negativi.
Cercherò di sintetizzare i vari concetti
Ancora oggi la liuteria italiana ( e cremonese in particolare ) è vista come la migliore al mondo. Vari paesi, compresa la Cina ad esempio, dove si costruiscono strumenti che con l’archetto e la custodia si possono acquistare in Italia per poche centinaia di euro, hanno compiuto importanti evoluzioni; basti pensare che nei concorsi internazionali degli ultimi anni americani, tedeschi francesi, russi, slovacchi ecc ed appunto cinesi e giapponesi hanno registrato affermazioni anche eclatanti
Eppure nell’immaginario collettivo grazie a Stradivari e Guarneri la liuteria italiana è vista ancora e per fortuna come la migliore al mondo e le valutazione degli strumenti italiani rispetto alle altre scuole liutarie lo dimostra,
Se in uno strumento vi è la etichetta che indica che è stato costruito a Cremona vale di più, se il liutaio ha il nome italiano idem. E’ per questo che molti liutai stranieri si sono stabiliti a Cremona sia che abbiano conseguito il diploma alla Scuola di Cremona o in altre scuole italiane sia che non si siano neppure diplomati in Italia . L’8% dei liutai di tutto il mondo abita oggi a Cremona Molti stranieri hanno italianizzato il loro nome, altri se lo sono cambiato per farsi credere italiani,
Questa situazione così rosea ( il primato della liuteria italiana intendo ) a molti operatori del settore disonesti non basta per cui assemblano strumenti, per cui li comprano all’estero Cina Bulgaria, ecc in bianco, per cui li fanno costruire ad altri, per cui inseriscono la loro etichetta in strumenti di altri, per cui non rispettano i canoni della costruzione classica e persino il Consorzio Stradivari che dovrebbe essere sinonimo di garanzia certifica solo la provenienza degli strumenti non la loro qualità oppure al massimo ultimamente certifica anche la qualità ma solo di quello strumento non di tutta la produzione di un maestro liutaio.
Non vorrei insistere su questo argomento ma sottolineo che Cremona potrebbe rischiare - e sarebbe anche giusto se non si corre ai ripari - di perdere il riconoscimento Unesco appena ottenuto il che sarebbe un danno catastrofico per tutta la liuteria italiana in generale.
Tuttavia gli enti preposti sembrano far orecchie da mercanti ai nostri richiami e solleciti accorati e non approvano o non mettono in pratica misure che impongano l’obbligo di una produzione certificata che come ANLAI abbiamo proposto e continuiamo a richiedere
Nel mio libro uscito un paio di anni fa “ Liutai in Italia - Violin Makers in Italy “ ( una specie di vocabolario ) che fa seguito alla pubblicazione di “Liutai italiani di ieri e di oggi “ ed ai libri sulla scuola di liuteria che ha visto la presenza di tantissimi liutai di oggi in Italia segnalo dove risiedono, dove hanno lavorato, che tipo di produzione si deve loro attribuire e in molti casi sono riportate le loro foto e i loro cartigli, le loro etichette . Sono registrati migliaia di maestri liutai di ieri e di oggi professionisti ma la stragrande non professionisti perché la liuteria per molti è un secondo lavoro o un hobby che può dare soddisfazione anche di natura economica.
Ci sono indicate le varie scuole liutarie italiane perché a differenza di altri paesi nella nostra penisola le scuole sono sempre state molte e hanno ed hanno avuto caratteristiche particolari Ad esempio la scuola toscana si avvicina per molti versi a quella tedesca, la scuola emiliano romagnola è sparsa in mille località oggi come in passato quando c’era un liutaio sotto ogni campanile che faceva anche il bottaro, il contadino, l’idraulico, il falegname, il restauratore di mobili o il meccanico delle biciclette.
Le scuole più importanti sono sempre state le più antiche, quella cremonese e bresciana ma anche la mantovana ; la milanese fu la più famosa nel premo ‘900 mentre quella piemontese ebbe il suo massimo splendore nell’ottocento : La scuola napoletana si è sempre distinta anche per i mandolini e chitarre e potremo parlare a lungo di questi argomenti particolari. Mi soffermo non solo per dovere di ospitalità sui De Bonis . Il capostipite fu Vincenzo I che iniziò ad operare agli inizi dell’ottocento seguito poco dopo da Antonio I e Pasquale I. A loro seguiranno a metà ottocento Michele II, Umile I, Giacinto I , Nicola I, Francesco I ed alla fine del secolo Antonio II e Rosario I ed ai primi anni del ‘900 Giacinto II e Nicola III. Le tradizioni familiari furono riprese quindi da Luigi che è deceduto nel 2001 da Vincenzo II, nato nel 1929, da Costantino che è nato nel 1937 ed infine da Rosalba De Bonis l’ultima discendente.
Una famiglia davvero di grandi maestri e con una tradizione invidiabile.
Nicola III è considerato tra i più grandi esponenti della famiglia e a lui si deve la nascita e la direzione della Scuola di Bisignano. Vinse molti concorsi e fu dichiarato fuori concorso in altri per le capacità indubbie dimostrate anche grazie alla tradizione familiare ed in particolare per la costruzione di chitarre battenti. Successivamente ci fu Vincenzo che oltre alle chitarre battenti si cimentò nella costruzione di chitarre classiche trionfando anche in molti concorsi nazionali e internazionali.
E’ stato anch’egli valente docente della Scuola di Bisignano.
A conclusione di questa mia relazione, nel ribadire quindi l’importanza della liuteria per il nostro paese nei vari settori culturali, economici, di richiamo turistico ecc, voglio sottolineare l’importanza delle tradizioni liutarie della Calabria ed in particolare di Bisignano non solo per la chitarra battente e la chitarra classica e l’auspicio di un ulteriore sviluppo nell’interesse di tutti.
Gualtiero Nicolini Presidente Anlai
P.S.
L’auspicio dell'ANLAI è quindi che rinasca la Scuola di Liuteria di Bisignano , che si realizzi il Museo programmato ma che si riesca anche a stabilire una sinergia con nostra associazione duratura nel tempo in modo che Bisignano e/o altre zone della Calabria possano richiamare l’attenzione nazionale con la realizzazione ad esempio di un concorso nazionale liutario, e/o con cicli periodici di masterclass, con un premio liutario annuale, con qualsiasi altra iniziativa che potremo studiare e concordare insieme nell’interesse della liuteria italiana da una parte e del territorio calabrese dall’altro.